
Massimiliano Rosolino è uno dei nuotatori italiani più importanti che abbia mai avuto il nostro Paese. Tanti i successi e tante le medaglie vinte. Ora, a 36 anni, nonostante nuoti molto meno (ma ancora non si è ritirato), pensa al dopo carriera, a quello che verrà. In un’intervista a Tuttosport parla come un possibile nuovo dirigente dell’Italnuoto. Queste alcune delle sue proposte per cambiare il nuoto italiano: ”Vedo tanti giovani nuovi ogni anno, ma troppi non li ritrovi l’anno dopo. Qualcosa non funziona. Mi piace Matteo Rivolta. In lui vedo un delfinista che vagamente mi ricorda Phelps. Il problema è che tende ad abbattersi se le cose non vanno bene. Il collegamento tra il vertice strategico, ovvero la federazione e l’alto rendimento, e la base è difficile. In Italia siamo un po’ in crisi perché lo sport è in crisi. I bambini iniziano presto, ma diventare atleti è un’altra cosa. Serve passione. E aiuto. Ma i genitori per primi sono sempre più stressati e nel weekend vogliono riposarsi, mica andare in giro per le gare dei figli. Poi serve il lavoro dei club e delle federazioni. E dello Stato. Ci vorrebbe una vera legge. La scuola nuoto dovrebbe essere obbligatoria come le elementari e le medie. Bisogna insegnare i principi olimpici, ovvero rispetto, rigore e voglia di farsi valere, la multidisciplinarietà e una sana alimentazione. Serve una start up più dinamica. Qualcosa è partito. Come i due progetti con Arena e federazione che sto seguendo: Acquadinamica e Swim your best. Il primo ha coinvolto 500 classi scolastiche in Italia, per incentivare i bambini ad avvicinarsi all’acqua anche solo con temi, disegni e poesie. Il secondo serve per trovare e soprattutto “comunicare” i futuri talenti azzurri. Si lavora sul mondo social. Se mi candido a gestire l’Italnuoto? Perché no. Non è impossibile. Il problema è che la parola politica viene vista in termini negativi. E io credo che il giovane che vuole fare politica deve saper fare il politico. Anche Malagò è andato a fare il presidente del Coni e sì è trovato una realtà estremamente complicata. Per questo sto studiando, sì. Sto guardando cosa fanno le altre società, anche all’estero per capire cosa possiamo fare meglio noi. E’ inutile dire che siamo i più fighi del villaggio senza esserlo. E poi non bisogna aver paura di cambiare. Paura che in Italia è molto radicata. Cambiare non fa mai male. Significa comunque cercare qualcosa. All’inizio può stordirti, ma ti fa crescere”.
Marco Orrù