
E’ in corso la Direzione del Partito Democratico nella sede del Nazzareno a Roma.
Al centro dell’incontro, il tema della riforma del Senato, contestata nel merito e nel metodo da una minoranza del Pd, il problema della chiusura del quotidiano L’Unità e dei dipendenti della testata e il ruolo della politica estera italiana nell’ambito del semestre europeo.
La seduta è stata aperta dal presidente del partito Matteo Orfini , al quale è seguito l’intervento del segretario e presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Sul tema dell’Unità, Renzi ha ricordato che il Pd deve scommettere sul rilancio del brand del giornale e sull’importanza di mantenere viva la Festa dell’Unità. Tuttavia, il segretario ha sottolineato l’importanza di dare la priorità ai lavoratori del giornale. In tal senso, ha annunciato una riunione sulla vicenda.
Nel suo discorso introduttivo, il segretario del Pd ha espresso la sua solidarietà ai senatori che in queste ore sono alle prese con la riforma costituzionale, sostenendo che “non è cosa di tutti i giorni fare una riforma costituzionale di questo tipo. Questo lavoro richiede un plauso ai senatori della maggioranza soprattutto del Pd tra i quali ringrazierei Sergio Zavoli per la sua serietà e impegno che ci aiuta e incoraggia”.
“Stiamo mettendo fine ad anni di bicameralismo perfetto che era stato sempre visto come un problema. Stiamo recuperando le ragioni del federalismo in una questione diversa nel Titolo V”, ha proseguito Renzi, elencando i punti a favore della riforma, tra cui il fatto che “stiamo cercando che vi sia un federalismo degno e sappiamo del problema della decretazione d’urgenza e del passaggio parlamentare”.
“Si tratta di una riforma che è importante da fare, nonostante sentiamo dire che noi siamo quelli della deriva autoritaria”, ha detto Renzi, riferendosi implicitamente alla critiche del M5S.
“Sul tema dei principi etici siamo andati sotto per la presenza anche dei franchi tiratori. Di certo, non è il remake dei 101 e vi è qualcuno che non ha il coraggio di dirlo”, ha poi aggiunto il premier, concludendo che “contrariamente a tutti, stiamo andando avanti con la riforma”.
“L’importante non è evitare il canguro bensì la lumaca e dopo potremmo andare dai cittadini e chiedergli se sono d’accordo sulla riforma costituzionale. Non ho mai visto degli autoritari ricorrere al referendum”, ha chiosato Renzi.
“Non capisco queste polemiche. L’idea che la riforma costituzionale sia fatta a voto segreto, per me significa che qualcosa non funziona e nel rispetto delle istituzioni sono disposto al confronto. L’insistenza sul tema delle riforme va inserito in un contesto problematico internazionale- ha proseguito Renzi- In primo luogo l’Unione Europea è in una fase di sanzioni tre con la Russia in difesa di valori non negoziabili e al contempo cerchiamo di tenere un canale di dialogo aperto e ciò non è il caso attuale tra Israele e Palestina. Al di là delle posizioni, dobbiamo investire sulla proposta egiziana”.
Renzi ha poi ricordato che sabato prossimo si recherà in visita in Egitto: “E’ importante creare dei tentativi di dialogo. Lo stesso per l’emergenza libica. Restare in Libia significa stare in un gioco geopolitico che riguarda anche il tema del valore della pace. E’ difficile pensare di controllare quello che accade nelle milizie integraliste e io non dimentico neanche le ragazze sequestrate dai Boko Haram”, ha detto Renzi parlando dei vari focolai alimentati dai nuclei estremisti di derivazione islamica e dell’importanza degli investimenti esteri.
Per questo Renzi ha poi ricordato il valore europeo nella libertà religiosa e negli ideali: “Per tutti questi motivi e per altri, nell’ambito del semestre in Europa, vogliamo dire che il Partito Socialista Europeo ha il dovere di esprimere la propria rappresentanza. In questo scenario, la politica estera necessità più politica e non solo economia. L’Europa deve ragionare di crescita economica perché l’Ue è l’unica che ha dei risultati negativi nel mondo: questo tema ci deve far riflettere, perché il tema non è lo 0,1% di crescita di un paese, ma l’affermazione di un modello nuovo di politica economica per cui serve una leadership politica”.
“Non è l’Europa che ci costringe alle riforme, ma abbiamo l’opportunità di dire che la flessibilità è per i paesi che fanno riforme strutturali -ha poi chiosato Renzi tornando sul tema delle riforme nel paese- a patire appunto da quelle costituzionali ed elettorali”.
“Nel merito, cercherò di chiedere anche un mandato che ripeteremo alla direzione per apportare delle modifiche sulla legge elettorale”, ha annunciato Renzi alla Direzione, elencando di nuovo il programma di riforme a partire da settembre, tra cui quella della Giustizia e della Scuola.
Renzi ha anche legato il tema della riforma del Senato ad una possibile rilettura della riforma della legge elettorale, tra cui l’innalzamento della soglia. Si possono introdurre “dei correttivi alla legge elettorale in Senato”, ma “lavorando insieme ai contraenti il Patto”. Per il premier le modifiche dovrebbero essere individuate “cercando di alzare un po’ la soglia con la quale far scattare il premio di maggioranza; se ci fosse la possibilità di introdurre le preferenze anche tornando indietro sulla tradizionale posizione del Pd; e cercando di trovare un modo coerente sulle soglie di sbarramento che ritengo comunque giuste e doverose”, oltre che “un impegno maggiore sul tema del genere”.
Sul tema della Spending Review, Renzi ha lanciato una frecciatina alla polemica mediatica scaturita da un commento del Commissario della Spending Review < Carlo Cottarelli che ha sostenuto che sono stati impegnati degli anticipi sulla spesa del 2015: “Non è che se non c’è Cottarelli non andiamo avanti sulla riduzione della spesa”, ha commentato Renzi, forse in riferimento alle indiscrezioni su possibili dimissioni di Cottarelli ad ottobre. “I numeri non sono un problema oggi, sostengo che la vera questione non è incaponirci sullo 0,1 economico, ma il problema è la questione politica sia estera che interna”, ha concluso Renzi. Redazione