
Nella Striscia di Gaza la domenica di oggi è stata una domenica di sangue, così come tutte quelle che sono succedute alla data funesta dell’8 luglio a partire dalla quale è cominciata l’operazione Protective Edge dell’esercito israeliano. Le notizie che arrivano dalla località del Medio Oriente martoriata da raid e invasioni militari via terra sono tragiche e parlano, anche per oggi, di un numero inaccettabile di morti civili.
Almeno dieci sarebbero i decessi fino a questo momento accertati a Rafah, nei pressi di una scola dell’Unrwa – organizzazione umanitaria interna alle Nazioni Unite. A colpire lo stabile, all’interno del quale erano presenti sia alcuni volontari ONU che vari sfollati palestinesi, è stato un drone israeliano. Tra i morti, secondo quanto riportato dalle agenzie internazionali, sarebbe da annoverare almeno un lavoratore dell’UNRWA.
Sul massacro presso la scuola dell’ONU è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il quale ha definito il fatto “un atto criminale e oltraggioso”, specificando che da parte dell’esercito di Israele non possono giungere giustificazioni, dato che quest’ultimo sarebbe stato ripetutamente informato sulle posizioni delle strutture ONU nella Striscia.
Almeno altri 30 morti sono stati registrati in altre zone di Gaza e a questi vanno aggiunti 150 feriti.
Intanto, secondo quanto riportato dalla testata israeliana Haaretz, le milizie di terra guidate dal governo di Tel Aviv si starebbero progressivamente ritirando. La comunicazione data dalla stampa non corrisponde, tuttavia, ad alcuna presa di posizione ufficiale da parte dell’esecutivo o dei vertici militari.
Il bilancio complessivo delle vittime parla di 1.726 decessi per parte palestinese (con grande predominanza di civili e con la cospicua presenza tra i morti di minorenni); da parte israeliana i periti sono 66: tra questi solamente due sono civili.
Redazione online