
“Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi… Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo. Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo per lui… figlio di p…”, queste le ultime frasi, intercettate al boss Totò Riina lo scorso anno, mentre condivideva l’ora d’aria con il boss della Scu, Alberto Lorusso. Parole, quelle pubblicate da ‘Repubblica’, che suonano come una minaccia di morte nei confronti del fondatore di ‘Libera’, Don Luigi Ciotti.
Il sacerdote antimafia, però, non si tira indietro e replica: “Le minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative. Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent’anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza. Solo un ‘noi’ può opporsi alle mafie e alla corruzione”.
Poi ancora: “Le mafie sanno fiutare il pericolo. Sentono che l’insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio. Queste minacce sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi”.
Infine, su don Pino Puglisi: “Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che ‘interferisce’, che non smette di ritornare – perché è lì che si rinnova la speranza – al Vangelo, alla sua essenzialità spirituale e alla sua intransigenza etica. Una Chiesa che accoglie, che tiene la porta aperta a tutti, anche a chi, criminale mafioso, è mosso da un sincero, profondo desiderio di cambiamento, di conversione”.
Redazione online