“The giver – Il mondo di Jonas”: recensione

TheGiver_PosterITA

 

The giver – Il mondo di Jonas, diretto dal regista australiano Philippe Noyce e interpretato dagli eccezionali Premi Oscar® Meryl Streep e Jeff Bridges, uscirà nelle sale l’11 settembre. La pellicola è tratta dal romanzo di fantascienza di Lois Lowry, The giver, che ha venduto più di dieci milioni di copie in tutto il mondo, ed è l’ebook per ragazzi top seller della Harper Collin’s.

C’è anche da dire che si tratta di uno dei libri più letti e censurati dell’universo, tant’è che è ancora vietato in molte scuole americane, perché accusato di trattare in modo esplicito temi come la sessualità, l’eutanasia e l’infanticidio. Il film infatti è ambientato nel futuro, in una società dove tutte le differenze tra individui sono state annullate e non esiste possibilità di scelta. Come ogni anno durante la “Cerimonia dei 12” solo a uno dei componenti sarà assegnato il compito di custode delle memorie dell’umanità. Jonas, il prescelto, inizierà a provare sulla propria pelle tutte quelle sensazioni che a nessun altro membro della comunità sono concesse: i colori, il significato dell’’more, del dolore, della frustrazione, e il terribile segreto della società in cui vive. Si renderà così conto che la strada verso la conoscenza è un cammino davvero molto pericoloso.

Jeff Bridges interpreta il ruolo centrale del “Donatore”, che sembra molto anziano ma non lo è affatto. È semplicemente esausto di farsi carico del fardello di tutte le memorie dell’umanità.

Alexander Skarsgård è il padre di Jonas, e il suo compito nella comunità è quello dell’“Allevatore”, colui che si occupa del benessere fisico e psicologico di ogni neonato nei suoi primi mesi di vita. È anche responsabile della “liberazione”, ovvero dell’uccisione di tutti i bambini ritenuti inadeguati per qualche loro difetto fisico o psicologico.

Katie Holmes interpreta la mamma di Jonas e di Lily. Ha una posizione di rilievo nel Dipartimento della Giustizia, e fa rispettare severamente le regole della comunità.

Odeya Rush interpreta la bella e sensibile Fiona, di cui Jonas si innamorerà perdutamente.

Meryl Streep è il “Capo degli Anziani”, ed è rigida, ferrea, compassata e non ammette errori o azioni intrepide da parte di qualsiasi ribelle.

Brenton Thwaites incarna Jonas che va contro la realtà senza colori, senza sogni e senza emozioni, imposta dalla società, e ne denuncia il fallimento, perché impegnata a reprimere la libertà e l’immaginazione. Sarà lui ad andare oltre, a vedere oltre e a sganciarsi dalla pallida e monotona sinfonia dei giorni sempre uguali. E insieme a lui, lo spettatore farà un percorso di consapevolezza, di presa di coscienza delle crudeltà umane (la guerra, l’omicidio, ecc.) e della bellezza della vita (i colori, l’amore, l’amicizia, ecc.).

E mentre l’intero racconto poggerà principalmente sui pigli emotivi, sulla linearità di stile e sulla mimica facciale di Jeff Bridges e Meryl Streep, nella scoperta di Jonas si attuerà l’ascesa verso la pienezza dell’esistenza, e lui stesso diventerà memoria, fonte di saggezza e di dolore.

Così, in questo mondo distopico fatto di telecamere alla George Orwell, soltanto il suo istinto riuscirà a primeggiare e a scardinare quelle certezze in bianco e nero tanto care a chi detta le regole sociali, ma che in realtà nascondono orrori subdoli e meno evidenti di un colpo di pistola, ma che comunque fanno capo allo stesso male: all’omicidio. E solo ribellandosi alle rigide imposizioni dell’uniformità, Jonas riuscirà a cogliere l’essenza della vita e a restituirle dignità, perché in fondo la pellicola stessa è un inno alla libertà, alla fantasia, ai sentimenti vividi, vissuti senza nessun tipo di restrizione, e nella cornice fantasy, romance e action strizza l’occhio al pubblico ricordandogli che la dimenticanza è un’ascia che incide gli anni, mentre i ricordi mettono a nudo la nostra capacità di sostenere e di accettare le passioni che proviamo, la sensibilità che siamo.

Silvia Casini