
Il presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha ufficialmente chiesto al presidente Barack Obama un aiuto per contrastare la rapida espansione del virus Ebola nel suo paese dove le vittime sono ormai più di 1.000 ed il numero dei contagiati aumenta di giorno in giorno: “Di questo passo, non riusciremo mai a spezzare la catena di trasmissione, e il virus potrà sopraffarci”. Ellen Sirleaf ha chiesto urgentemente 1.500 posti letto in tutto il paese e ha invitato l’esercito americano ad allestire e gestire direttamente 100 posti letto nella capitale Monrovia. La Sirleaf ha avvertito che senza l’assistenza americana la malattia potrebbe far precipitare di nuovo la Liberia nel caos.
La richiesta del Presidente della Liberia segue le dichiarazioni di Barack Obama che aveva definito la malattia una priorità per la sicurezza nazionale e ha detto che gli Stati Uniti devono guidare lo sforzo internazionale nel contenere la diffusione di Ebola in Africa. Poco dopo la sua amministrazione ha annunciato che avrebbe utilizzato i militari americani per allestire una struttura sanitaria di 25 posti letto in Liberia e per dare assistenza agli operatori sanitari, misure che tuttavia molti specialisti di malattie infettive considerano inadeguate per lo stato del contagio in Africa occidentale.
Intanto prosegue la ricerca di terapie. Negli Stati Uniti Richard Sacra contagiato in Africa e ora in isolamento presso il Nebraska Medical Center ad Omaha, ha ricevuto il sangue di Kent Brantly, il collega dimesso dall’ospedale di Atlanta il mese scorso, dopo aver vinto la sua battaglia contro il virus. Entrambi i dottori si sono ammalati mentre assistevano i pazienti con Ebola a Monrovia, in Liberia, dove lavoravano per gruppi missionari. Sacra sta reagendo bene, ha assicurato Phil Smith, responsabile dell’Unità dove l’uomo viene trattato. Lo stesso Brantly si era sottoposto ad una trasfusione di sangue da prte di un adolescente sopravvissuto al virus , quando era ancora in Liberia.