
Prove tecniche di unità sindacale: nel pomeriggio di oggi, a margine di una riunione straordinaria del Cnel, il segretario Uil Luigi Angeletti ha spiegato ai cronisti: “Se non ci sono dei disegni e io voglio escluderlo, e delle strategie politiche, non ci dovrebbero essere particolari problemi ad una iniziativa unitaria”. Il leader sindacale non ha dubbi: “Noi lunedì dovremmo incontrarci e mettere insieme una iniziativa comune, noi non facciamo delle manifestazioni per dire che ci siamo, il nostro problema è coinvolgere le persone che si stanno facendo la domanda ‘qual è la scelta giusta?’. La cosa più importante è fare assemblee e magari certe volte le assemblee bisogna farle con lo sciopero”.
Poi l’affronto nei confronti del premier Renzi: “Può sostenere e anche credere che può fare a meno di Cgil, Cisl e Uil, anzi che meno ci si parli e meglio è. Quello che non può credere è che si possa fare a meno del consenso dei lavoratori. Noi abbiamo un solo dovere far vedere cosa pensa la gente del Job Act”. Angeletti propone dunque lo sciopero unitario o altro? Il leader sindacale non esclude nulla, purché siano “iniziative non di facciata ma che facciano vedere le persone”.
Prosegue però il pressing da parte del leader Cgil, Susanna Camusso: “Noi siamo sempre rispettosi dei tempi delle altre organizzazioni, quando stanno decidendo i loro gruppi dirigenti. Pur nel rispetto, la situazione è tale che richiede di essere espliciti rispetto alle proposte che vogliamo fare e al contrasto delle cose che non vanno bene”. Rispondendo poi indirettamente ad alcune frecciatine lanciate da Raffaele Bonanni, leader dimissionario della Cisl, la Camusso ha spiegato: “A differenza di qualche mio collega, io sono rispettosa dei segretari delle altre organizzazioni”.
Rinnovate inoltre le critiche al governo Renzi, in quanto “è strano sostenere” di un decreto delega, “che ha un suo lungo percorso di attuazione, che è un prendere o lasciare”. E sulla principale organizzazione che tiene insieme gli industriali: “In questa stagione Confindustria è desaparecida, alterna sostegni alle politiche del governo a larvate critiche”. Infine sull’art. 18: “Il primo punto non è abolire l’art.18 ma togliere le forme di lavoro precario assurde, che non sono state messe da noi: le leggi in un Paese non le fa il sindacato ma il governo e il Parlamento”.
Redazione online