
Il giallo della villetta di Garlasco è arrivato ad una svolta? La mattina del 13 agosto 2007, l’ex studente della Bocconi, Alberto Stasi, trovò il cadavere della sua fidanzata. Nella giornata di mercoledì, riprenderà il nuovo processo di secondo grado, all’unico accusato dell’omicidio di Chiara Poggi.
Nuove perizie, intanto, hanno stabilito che l’aggressione che ha procurato la morte alla giovane non durò “un tempo considerevole”, come avevano ritenuto i periti di primo grado: per il nuovo collegio di esperti è stato “sufficiente un tempo assai breve” per produrre la pozza di sangue trovata nel punto in cui l’assassino si avventò su di lei, pozza che può essersi formata in meno di 3 minuti.
Inoltre, secondo la ricostruzione contenuta nelle perizie medico-legali e genetiche finite agli atti del processo d’appello bis, sembrano del tutto marginali le probabilità che l’imputato Stasi abbia potuto effettuare il percorso in esame senza intercettare macchie di sangue.
“Nella relazione- riporta rainews.it- , depositata qualche giorno fa, e di cui si discuterà in aula, Roberto Testi, responsabile dell’unità di medicina legale dell’Asl 2 di Torino, Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, entrambi docenti del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna, nell’indicare come fosse “pressoché impossibile che l’imputato abbia potuto evitare di calpestare delle macchie di sangue”, oltre a scartare il cosiddetto “evitamento implicito” su cui si “è ampiamente dibattuto” nel processo di primo grado, hanno effettuato un milione e 350mila simulazioni sui due gradini e la zona antistante e retrostante la porta a soffietto che conduce al piano seminterrato della villa di via Pascoli.
Redazione