Trattativa, no alla presenza dei boss all’udienza di Napolitano. Le difese: “Negati nostri diritti”

Foto segnaletica di Totò Riina (pubblico dominio)
Foto segnaletica di Totò Riina (pubblico dominio)

I boss in carcere di Cosa Nostra, Totò Riina e Leoluca Bagarella, imputati nel processo sulla cosiddetta Trattativa Stato-mafia, non saranno presenti né in videoconferenza, né tantomeno dal vivo, all’udienza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, prevista il prossimo 28 ottobre al Quirinale. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Palermo, dopo che ieri era arrivato il parere favorevole della Procura del capoluogo siciliano, che aveva destato molto scalpore e diverse polemiche.

Non potrà assistere all’udienza nemmeno l’ex ministro Nicola Mancino, anch’egli imputato nel processo. Secondo la Corte d’Assise, presieduta da Alfredo Montalto, non c’è alcun rischio nullità in quanto vanno tutelate le prerogative del Capo dello Stato: “La stessa Corte dei diritti dell’uomo prevede che la pubblicità del giudizio possa cedere a ragioni obiettive e razionali, ragioni collegate a tutela di beni di rilevanza costituzionale”.

Contro questo parere si esprime immediatamente una dei legali di Mancino, Nicoletta Piergentili Piromallo: “Per noi l’ordinanza è nulla, in base all’articolo 178 del codice di procedura penale, perché viola il diritto dell’imputato Mancino di intervenire personalmente all’udienza”. Le fa eco Luca Cianferoni, avvocato di Totò Riina: “Chiederemo l’annullamento del processo, ci viene negato il diritto di difesa”.

Tra i primi a commentare la notizia, il capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera Walter Verini: “La decisione della Corte d’Assise di Palermo di non consentire la presenza di due boss mafiosi, pluriergastolani alla deposizione del Presidente della Repubblica ha evitato uno sfregio e una ferita al prestigio ed al decoro istituzionale della Presidenza della Repubblica. Già chiamare a deporre il Presidente Napolitano – dopo che questi aveva già rappresentato per iscritto la sua impossibilità di rispondere di cose non a sua conoscenza – è stata una decisione discutibile, irrituale e con aspetti di opacità”.

Manifesta invece in maniera provocatoria solidarietà ai due boss, l’attrice e regista Sabina Guzzanti, il cui ultimo lavoro cinematografico tratta proprio di quest’argomento, che su Twitter scrive: “Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni ci fanno più schifo dei mafiosi”.

redazione online