
Il Sinodo ha iniziato la seconda settimana affidando al relatore generale, il cardinale Peter Erdo, la lettura della Relatio post disceptationem. Sul documento ha lavorato un gruppo ristretto di nove padri sinodali guidati dallo stesso cardinal Erdo, dal cardinale Lorenzo Baldisseri e da monsignor Bruno Forte. La relazione che ha aperto il confronto di ieri , sarà oggetto di colloqui nei circoli sinodali ristretti – chiamati anche Circoli Minori – fino al 19 ottobre. Dal lavoro dei gruppi verrà elaborato il testo finale che verrà consegnato entro domenica a Papa Franceso e rappresenterà la relazione conclusiva del Sinodo. Il documento sarà successivamente oggetto di riflessione nelle diocesi fino alla nuova assemblea dei vescovi che si terrà dal 4 al 25 ottobre 2015.
Leggendo la Relazione – un testo di oltre cinquemila parole – il Cardinale Peter Erdo parla di un Sinodo che sta affrontando una “grande sfida per la Chiesa” fondata su “scelte pastorali coraggiose” nei confronti dei divorziati risposati e delle coppie conviventi.
I passi finora compiuti dal Sinodo “non sono ancora decisioni prese né di prospettive facili” precisa il documento. Ma, come ha sottolineato il cardinale Erdo, il fine che si propone il Sinodo fino alla conclusione dei lavori è quello di “trovare vie di verità e di misericordia per tutti” partendo dalla “condiscendenza divvina” propria del Vangelo. L’approccio, di spirito prima ancora che di merito, è quello di cercare i valori positivi che le condizioni disagiate e problematiche custodiscono, piuttosto che soffermarsi “sui limiti e le mancanze”. Ha sottolineato il relatore generale: “occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa”. Un sostegno che deve essere accordato anche e sopratutto “ a chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate”.
Il testo non nega le “problematiche morali” delle unioni omosessuali sottolineando che “non possono essere equiparate al matrimonio tra uomo e donna” ma ha evidenziato come il Sinodo sia giunto alla conclusione che “il mutuo sostegno fino al sacrificio” costituisca una risorsa preziosa nella vita delle persone omosessuali”. Un intero capitolo della Relazione è dedicato proprio all’omosessualità. Il Sinodo riconosce alle persone omosessuali “doti e qualità da offrire alla comunità cristiana”. E si domanda: “Siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità” senza “compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio”? E’ questa, per il Sinodo, ” l’importante sfida educativa” cui è chiamata la Chiesa.
Sulle coppie separate e divorziate va approfondita la “dimensione morale e problematica”; i padri sinodali invitano a “cogliere la realtà positiva dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, delle convivenze” per accompagnare le coppie ad un percorso di riscoperta del sacramento nuziale, senza tuttavia mai perder di vista i “problemi reali delle persone”. La Relazione prende atto come in alcuni casi si conviva perché “sposarsi è un lusso, cosicché la miseria materiale spinge a vivere in unioni di fatto”. La Chiesa deve prendere atto di “discriminazioni, povertà, esclusioni, violenza” che allontanano da “un’autentica vita familiare”. Il Sinodo giunge alla conclusione che riguardo ai sacramenti non si può ragionare sulla logica del “tutto o niente”.
Sul caso dei divorziati la Relazione evidenzia la “necessità di rendere più accessibili ed agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”. Ma, sopratutto, il documento ipotizza per la prima volta in maniera formale la possibilità di accesso alla comunione da parte dei risposati, “preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità dal vescovo diocesano, e con un impegno chiaro in favore dei figli”. Si tratterebbe, avverte la Relazione, “di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso”. E’ stato questo uno dei punti più controversi durante i lavori in assemblea. Alle perplessità obiettate dianzi a queste ipotesi di apertura alcuni padri sinodali avrebbero invitato i delegati all’approfondimento dell’analisi teologica: “Se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale?” informa la Relazione.
Sulla contraccezione il Sinodo invita a riscoprire “il messaggio dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità ” continuando ad ammettere dunque solo le tecniche “naturali”. Un lungo applauso nell’aula ha salutato la lettura della Relazione, frutto dei lavori della prima settimana nell’aula sinodale.
ADB