
Diciotto miliardi di tagli alle tasse per “far ripartire la crescita” in Italia. Ieri il premier Matteo Renzi lo aveva anticipato sul suo profilo Twitter.
Dopo una lunga attesa, e lo slittamento di tre ore sull’orario previsto, il Consiglio dei ministri ha varato in serata la legge di Stabilità 2015.
Il provvedimento, approvato dall’esecutivo, sarà 36 miliardi di euro, ben 6 miliardi in più rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, che anticipavano una manovra da 30 miliardi. Spending review, maggiore lotta all’evasione fiscale e Tfr in busta paga sono i punti cardine della prima finanziaria del governo Renzi.
L’articolo 18, al centro della riforma del lavoro, mostra, secondo l’ex sindaco di Firenze, un governo in movimento sul fronte delle riforme. Il 18 è il numero su cui ruota la sfida che Renzi ingaggia per essere al passo con l’Europa e piegare i dissidenti del suo partito e i sindacati. Ma il numero 18 si riferisce anche ai miliardi di euro di tagli di tasse promessi a famiglie e imprese con questa legge di stabilità.
Sul fronte della spending review, il premier ha promesso un taglio complessivo di 15 miliardi dalla spesa pubblica. “Il governo e tutti i ministeri hanno realizzato la fetta principale dei tagli, 15 miliardi alla faccia di chi non ci credeva – ha sottolineato -. Voglio vedere se i cittadini non capiranno il piccolo contributo chiesto a Regioni e Comuni“, si è difeso Renzi, che sul tema delle autonomie non ha alcuna voglia di andare allo scontro con i sindaci. Nel complesso, agli enti locali verranno tolti: 4 miliardi alle Regioni, 1,2 miliardi ai Comuni e 1 miliardo a quello che resta delle Province.
Gli 80 euro del dl Irpef sono stati solo un assaggio di quello che succederà. Nel 2015 arriverà “la più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo nella storia della Repubblica“, ha assicurato il premier, annunciando 18 miliardi di tagli complessivi, destinati a famiglie e imprese. Se quest’anno ci si è concentrati più che altro sulle famiglie per rilanciare i consumi, l’anno prossimo è anche sul lato investimenti, la seconda essenziale gamba della crescita, su cui si porrà tutta l’attenzione possibile. Al centro ci saranno le aziende e quindi l’Irap. La strada scelta è quella della decontribuzione della componente lavoro, con un impatto di cassa di 5 miliardi di euro, che si traduce però in un ulteriore sconto a regime negli anni successivi che dovrebbe portare il totale dell’operazione a 6,5 miliardi. Le imprese potranno inoltre contare su agevolazioni per le assunzioni a tempo indeterminato per quasi 2 miliardi di euro e su un nuovo credito d’imposta per ricerca e sviluppo. “Caro imprenditore, assumi a tempo indeterminato? Ti tolgo l’articolo 18, i contributi e la componente lavoro dall’Irap. Mamma mia, cosa vuoi di più. Ti tolgo ogni alibi e ti do una grande occasione”, ha detto Renzi in conferenza stampa.
La manovra sarà ora inviata alla Commissione europea, in attesa dell’esame delle prossime settimane. Matteo Renzi l’ha già descritta nei colloqui telefonici avuti con il commissario agli Affari Economici Katainen, alla cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente francese Francois Hollande. “Noi siamo – ha detto con sicurezza Renzi -dentro il rispetto delle regole europee per come la Ue le ha spiegate. Se ci sono questioni specifiche comunque rispondiamo”, ha concluso.
Redazione