
E’ stato un Consiglio Europeo molto accesso quello che ha visto di nuovo contrapposti da una parte i rigoristi del patto di stabilità e crescita, di cui è sostenitrice la cancelliera tedesca Angela Merkel, e dall’altra i sostenitori di una maggiore flessibilità, come il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi e il presidente francese François Hollande, che hanno chiesto più attenzione alla crescita, senza la quale l’Unione Europea stenterà a ripartire. Lo stesso premier britannico David Cameron si è scontrato sul tema del conguaglio relativo agli anni 1994-2010 sul calcolo del prodotto interno lordo e che dovrebbe integrare il contribuito al bilancio comunitario. Infatti, la Gran Bretagna dovrebbe versare 2 miliardi di euro in più, mentre l’Italia otre 300 milioni, entro il mese di dicembre. Una situazione molto tesa, per cui il premier inglese ha chiesto un vertice straordinario dei ministri delle finanze europei.
Nel suo intervenuto al termine del Consiglio Europeo a margine della polemica sulla lettera Ue sul bilancio del 2015, Renzi ha spiegato che si è trattato di un incontro acceso e tosto, ma che non mancano i presupposti di reciproco rispetto.
“Io non ho parlato di arma letale”, ha detto Renzi, riprendendo quanto aveva riferito in precedenza il premier britannico David Cameron: il problema dell’Europa ha spiegato il presidente del consiglio italiano, sono “la tecnocrazia e la burocrazia”, le cui complicazioni sono tali che “in alcune riunioni, persino Adenauer e De Gasperi diventerebbero euroscettici“.
Renzi ha poi aggiunto che “ora bisogna risolvere le nostre questioni, che sono la priorità del governo italiano. Un governo che rispetta tutti ma non si ferma davanti a nessuno”, ha sottolineato, sostenendo che serve “una presenza più forte dell’Italia, più orgogliosa e determinata: ogni anno l’Italia dà 20 miliardi all’Europa e ne prende indietro una decina, è un Paese che ha una forza e un’autorevolezza fuori discussione, quindi non viene a prendere lezioni o reprimende”.
Si apprende da fonti UE, che ci sarebbe un’intesa tra Italia e Ue sulla correzione del deficit dello 0,3%, non dello 0,5% atteso da Bruxelles.
Redazione