
La piazza scesa sabato al fianco della Cgil, “specchio di tanta parte del Paese, chiede che una nuova politica si metta in sintonia con il tempo”: a suggerirlo – dalle colonne dell’Huffington Post – è il leader di Sel, Nichi Vendola, il quale sostiene che è tempo “di dare vita ad una rappresentanza politica nuova capace di indicare e praticare un’alternativa, che ponga al centro della propria cultura e azione di governo l’estensione dei diritti e la creazione di lavoro”.
L’accusa del presidente della Regione Puglia è verso quella politica “assente, distante, in questi anni di crisi, umiliata dalle oligarchie dominanti della finanza e dall’inettitudine di tanta parte della sue stesse classi dirigenti, riemerge dal profondo di un dolore sociale dove il lavoro diventa pura merce e il diritto il lusso di una parentesi democratica che si vuole sempre più restringere”.
Nelle parole di Vendola, sembra essersi riattivata quella ‘narrazione’ che nei mesi precedenti alla crisi del governo Berlusconi e alla nascita dell’esecutivo Monti aveva fatto breccia nella sinistra italiana, portandolo ad ottenere un consenso ben maggiore di quello del suo piccolo partito. “Mi rivolgo a tutti coloro che condividono e sostengono le ragioni di quella piazza” – è l’appello di Vendola – “affinché insieme si individuino le forme e le pratiche di quel nuovo inizio che essa indica a chi, nella politica come nella cultura, nell’associazionismo e nei movimenti come nelle singole soggettività, sente la responsabilità di una risposta all’altezza di questa diffusa aspettativa”.
Si tratta, conclude Vendola nel suo intervento, di una scommessa “che riguarda il destino e il futuro del paese, il suo profondo bisogno di un cambiamento reale delle politiche di questi anni drammatici, che si carica delle speranze di una generazione che non vuole perdere se stessa nell’epifania degli annunci e nella disillusione del giorno dopo”. Quella scommessa “che dobbiamo raccogliere e che possiamo vincere”.
Redazione online