
Oggi è il giorno della deposizione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel processo sulla trattativa Stato-Mafia. I giudici della Corte di Assise di Palermo sono arrivati al Palazzo del Quirinale, dove il Presidente della Repubblica sarà interrogato. E’ stata scelta infatti questa sede per la deposizione e non un’aula di tribunale in ossequio all’alta carica di Napolitano.
La Corte che si è presentata presso la residenza del Capo dello Stato è formata dal presidente Alfredo Montalto, dal giudice a latere Stefania Brambille e dai sei giudici popolari: quattro titolari e due supplenti.
La circostanza curiosa è che oggi è il compleanno del Procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, che interrogherà Napolitano. Teresi, che coordina i magistrati che rappresentano l’accusa, sarà il primo a esaminare il Capo dello stato. Dopo di lui toccherà al pm Nino Di Matteo. Non farà domande, invece, il Procuratore facente funzione Leonardo Agueci, che rappresenta la Procura tutta.
La deposizione di Napolitano nel processo sulla trattativa Stato-Mafia è iniziata intorno alle ore 10.40, a porte chiuse, nella sala del Bronzino del Quirinale. Alla stampa non è stato concesso di assistere alla deposizione, nemmeno in un’altra stanza tramite videoregistrazione. La piazza antistante al palazzo è affollata di giornalisti e curiosi, ma è blindatissima. È la prima volta nella storia della Repubblica che si verifica una circostanza del genere. Nel 1984 il presidente Sandro Pertini fu chiamato a testimoniare sullo scandalo petroli, mentre nel 2004 toccò a Carzlo Azeglio Ciampi essere chiamato a deporre nel caso Telekom-Serbia. In entrambi i casi, però, i due presidenti fecero valere la loro prerogativa a non testimoniare. Diverso invece il caso di Napolitano.
All’udienza al Quirinale partecipano oltre a Napolitano e all’Avvocatura dello Stato, giudici togati e popolari, la cancelliera, cinque pm, gli avvocati delle sette parti civili e dei dieci imputati, questi ultimi non ammessi dalla Corte a partecipare direttamente o in videoconferenza alla testimonianza. Sono stati rigorosamente banditi tutti gli strumenti di registrazione, quindi sono rimasti fuori dalla Sala del Bronzino anche telefoni cellulari, tablet e pc. L’udienza sarà verbalizzata in base alle regole ordinarie, i verbali andranno poi alla Corte e saranno disponibili per le parti quando saranno stati trascritti.
Le prime domande al Capo dello Stato riguarderanno la lettera che gli inviò nel giugno 2012 il suo ex ex consigliere giuridico Lorsi D’Ambrosio, quando questi presentò a Napolitano le proprie dimissioni in quanto amareggiato da quanto pubblicato dalla stampa sul suo conto dopo la pubblicazione delle intercettazioni delle sue telefonate con Nicola Mancino, principale indagato nel processo. Nelle lettera D’Ambrosio scriveva a Napolitano di avere il timore “di essere stato considerato l’utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”. Il riferimento era al periodo dal 1989 al 1993, quando D’Ambrosio lavorava all’Alto commissariato per la lotta alla mafia e poi al ministero della Giustizia con Giovanni Falcone. Su questi timori di D’Ambrosio, Napolitano ha già fatto sapere ai giudici, con una lettera, di avere niente da riferire.
Di seguito, è probabile che a Napolitano venga chiesto dal pm Nino Di Matteo sull’allarme attentati lanciato dal Sismi il 29 luglio del 1993. Un periodo citato nella lettera di D’Ambrosio e che i pm hanno ritenuto meritevole di approfondimento. La nota riservata degli 007 è stata acquisita agli atti del processo. L’allarme all’epoca fu inviato a Napolitano, che era Presidente della Camera, e a Giovanni Spadolini, presidente del Senato.
pm Nino Di Matteo cercare di approfondire i fatti accaduti nel 1993, partendo dall’allarme attentati a Napolitano e a Giovanni Spadolini lanciato dal Sismi il 29 luglio di quell’anno. La nota riservata degli 007 è stata acquisita agli atti del processo. I pm hanno fatto capire che sarà oggetto di domande al presidente perché riguardante il periodo citato nella lettera di D’Ambrosio.
Intanto arrivano le prime critiche politiche. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, Renato Brunetta, ha scrive su twitter: “Giorgio Napolitano ascoltato nel palazzo del Quirinale dai giudici di Palermo per vicende di mafia: immagine dell’Italia nel mondo kaput”.
La deposizione di Napolitano si è conclusa intorno alle 13.40, dopo tre ore. L’Ansa comunica che per alcune domande il Presidente della Repubblica si è avvalso della facoltà di non rispondere, facendo valere le proprie prerogative di Capo dello Stato.
Redazione