
L’Istituto nazionale di statistica ha confermato le ultime stime sul Pil italiano. Per il 2014 il prodotto interno lordo italiano scenderà dello 0,3%, come già annunciato a metà ottobre. Anche il Def, il documento di economia e finanza del governo, aveva rivisto al ribasso la propria stima sul prodotto interno lordo italiano di quest’anno. Le previsioni per il 2015, sono invece di un Pil a +0,5%. In quest’ultimo caso inferiori a quelle del Def che, anche nella sua variazione, stima una crescita dell’economia italiana nel 2015 dello 0,6%, come aveva annunciato anche il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che in un’intervista al quotidiano finanziario Usa Wall Street Journal si era perfino azzardato in previsioni più ottimistiche: il Pil italiano crescerà dello 0,6% nel 2015, ma “potrebbero esserci sorprese al rialzo”, aveva dichiarato un fiducioso Padoan. Secondo il ministro una buona prospettiva per l’economia italiana era, ed è, rappresentata dalle riforme al varo del governo e in particolar modo dalle misure contenute nella legge di stabilità. L’Istat, però, non sembra pensarla allo stesso modo e queste, del resto, sono previsioni fatte con un largo anticipo, tutte da confermare data l’incertezza che ancora grava sull’economia nazionale e anche sulle prospettive di crescita dell’Eurozona, come lo stesso presidente della Bce, Mario Draghi, da qualche tempo a questa parte non si stanca di ripetere. E se si tiene conto che le precedenti stime sul Pil per gli anni futuri sono state tutte smentite, c’è il rischio che anche la stessa previsione dell’Istat, più bassa di quella del governo, sia finanche troppo ottimistica. Non è da escludere a priori, pertanto, che anche il 2015 possa essere non solo un anno di bassa crescita, un modesto +0,5% se non un inrcemento minore, ma che possa essere anche a crescita zero o addirittura, nella pegiore delle ipotesi, un altro anno di recessione, e sarebbe il quarto di fila.
Se si tiene conto delle precedenti stime dell’Istat sul Pil italiano del 2014, il ribasso è stato di ben 0,9 punti percentuali. E’ pertanto evidente come le previsioni precedenti siano state fin troppo ottimistiche.
L’Istat mette poi in evidenza un aspetto fondamentale, quello riguardante gli effetti che avranno sul Pil le misure contenute nella legge di stabilità. Secondo l’istituto di statistica, questi provvedimenti avranno un “impatto netto marginalmente positivo nel 2014”, mentre nel biennio successivo, 2015-2016, “un effetto cumulativo netto nullo“. In questa analisi, l’Istat tiene conto degli effti sul prodotto interno lordo del bonus di 80 euro, che dovrebbe avere effetti positivi sulla crescita economica, grazie ad un rilancio dei consumi; ancora però tutto va verificare. Effetti positivi che tuttavia potrebbero essere compromessi dalle cluasole di salvaguardia previste nella legge di stabilità, ovvero quelle che prevedono un ulteriore aumento dell’aliquota dell’Iva qualora le coperture di bilancio previste dal governo dovessero risultare insufficenti. Le coperture della manovra economica sono relative agli introiti che il governo prevede di ottenere dalla spending review e dal recupero dell’evasione fiscale. Coperture tutt’altro che certe.
Valeria Bellagamba