
“La dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita”, così in una conversazione con l’agenzia di stampa Ansa, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Carrasco de Paula, è intervenuto sulla morte di Brittany Maynard, la 29enne americana malata di cancro che in fase terminale ha deciso di annunciare il giorno esatto in cui si sarebbe tolta la vita. Spiega il prelato: “Non giudichiamo le persone ma il gesto in sè è da condannare”. Poi ha aggiunto: “Quello che è successo nella coscienza noi non lo sappiamo. Noi scegliamo sempre cercando il bene, il guaio è quando sbagliamo”.
Secondo mons. de Paula, “questa donna lo ha fatto pensando di morire dignitosamente, ma è qui l’errore, suicidarsi non è una cosa buona: è una cosa cattiva perchè è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino”. Brittany Mainard, nel suo ultimo messaggio, aveva invece detto: “Sono le persone che si fermano ad apprezzare la vita e che rendono grazie, quelle più felici. Se noi cambiamo le nostre menti, cambiamo il nostro mondo”.
La giovane donna, il cui videotestamento era stato visto da milioni di utenti su Youtube, facendo rapidamente il giro del mondo, aveva espresso “profondo ringraziamento a tutti i suoi belli, intelligenti, meravigliosi, generosi amici, che lei ha ricercato come l’acqua durante la sua vita e la sua malattia per l’intuizione, il sostegno e l’esperienza condivisa di una bella vita”, scegliendo – aveva spiegato – di “morire con dignità, tenuto conto della malattia in fase terminale, questo terribile cancro al cervello che mi ha imprigionato… ma mi avrebbe imprigionato tanto di più”.
Il dibattito
La morte della 29enne americana riapre il dibattito sull’eutanasia anche in Italia, un paese dove secondo un rapporto dell’Eurispes il 64,6% si dichiara favorevole all’eutanasia e il 77,3% si dichiara favorevole al testamento biologico. Negli ultimi tre anni, poi, secondo quanto scrive il quotidiano ‘La Stampa’ oggi in edicola, sono stati cinquanta gli italiani che hanno optato per la ‘dolce morte’ in una clinica svizzera e la lista d’attesa parla di 27 italiani, di cui 11 under 30 con gravi problemi psichici, a detta di Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, che all’Adnkronos, racconta: “La crescita dei nostri iscritti è andata aumentando esponenzialmente in questi ultimi anni e siamo contenti di dare speranza a chi, comunque, sceglie di andare a morire ‘in esilio’ e in solitudine, visto che sono ammessi accompagnatori, ma c’è il rischio che vengano perseguiti per istigazione o aiuto al suicidio”.
Sono però solo una parte, secondo Carlo Troilo dell’associazione Luca Coscioni, che afferma come nei mesi tra marzo e ottobre “più di 500 malati, non potendo ottenere l’eutanasia, si sono suicidati ed almeno altrettanti hanno tentato di farlo, mentre più di diecimila malati terminali, nei reparti di rianimazione, sono morti con l’aiuto attivo di medici”. Anche Andrea Cecconi, deputato del Movimento 5 Stelle, intervistato da Intellegonews, si augura che “si possa discutere nel merito di questi argomenti. Mi riferisco non solo al testamento biologico e all’eutanasia, ma anche alla fecondazione assistita e alle unioni civili”.
Lo stesso portale ospita infine due autorevoli voci; una – quella di Filomena Gallo dell’associazione Luca Coscioni – che sostiene: “Brittany ha fatto una scelta e l’ha resa nota anche perché credo che ancora devono essere abbattute barriere culturali su temi così importanti e fondamentali”. L’altra – quella dello psicanalista Paolo Meluzzi – ribatte invece: “Credo che la vita e la morte debbano essere il risultato di un affidamento, per il credente a Dio, all’Assoluto e per chi non lo è alla dimensione di un mistero che ci trascende”.
GM