
Gerrie Nel pubblico ministero della Procura di Pretoria, Sudafrica con l’assenso della National Prosecuting Authority – l’istituzione che, secondo la Costituzione del Paese africano, è preposta a promuovere le iniziative della pubblica accusa – ha deciso di opporsi alla sentenza e alla pena comminata dal Tribunale di Pretoria contro Oscar Pistorius. Dopo giorni di consultazioni con numerosi esperti, Gerrie Nel e la sua vice Andrea Johnson hanno ritenuto di avere buone chance per ottenere il ribaltamento della sentenza di primo grado. Il giudice Thokozile Masipa, una donna, aveva riconosciuto nel settembre scorso l’atleta colpevole dell’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp ma aveva escluso l’intenzionalità del delitto. Se fosse stato riconosciuto colpevole di omicidio premeditato Pistorius sarebbe stato condannato all’ergastolo. Successivamente lo stesso giudice aveva emesso, sul presupposto di non intenzionalità, un verdetto di condanna a soli cinque anni.
Una pena relativamente lieve, dopo un processo durato oltre sette mesi, che Pistorius potrebbe scontare in buona parte con misure alternative al carcere. Nel dibattimento il procuratore aveva dichiarato “anche volendo considerare la non intenzionalità del delitto la pena minima soddisfacente per la società è di dieci anni di carcere”. Ma il giudice Masipa non ha tenuto contro di quanto sostenuto dalla Procura anche riguardo al peso della condanna. Pistorius, che la notte del 14 febbraio 2013 aveva esploso 4 colpi contro la porta del bagno in cui era chiusa Reeva, usciva così dal processo con un verdetto insperato alla vigilia del dibattimento.
La pubblica accusa ha ritenuto che la partita non fosse chiusa. “Annunciamo oggi che la procura nazionale ha presentato richiesta di appello tanto nei confronti del verdetto che della sentenza” ha scritto il portavoce Nathi Mncube in un comunicato. La richiesta apre la strada alla revisione del processo. Secondo la tesi della Procura sparando attraverso la porta Pistorius era cosciente che avrebbe ucciso la persona chiusa nel bagno, anche nel caso immaginasse che dentro ci fosse un ladro e non la fidanzata, come ha sempre sostenuto. Per i procuratori dello Stato la tesi accolta dal giudice Masipa non regge. Si trattò, sostiene la Procura, proprio di omicidio volontario e la sentenza di primo grado potrebbe non essere conforme alla legge sudafricana. Secondo James Grant, professore all’università di Johannesburg, la togata sudafricana avrebbe commesso “errori giuridici e logici” nell’emettere la sentenza di primo grado. Ora la decisione spetta alla stessa Masipa. Qualora il giudice rigettasse la domanda di appello della Procura, la Npa potrebbe rivolgersi alla Corte Suprema.
ADB