
L’amministrazione Obama ebbe informazioni sul luogo in cui il giornalista americano James Foley e altri ostaggi erano detenuti in Siria. Almeno tre mesi prima di quel 19 agosto in cui l’Isis, con la diffusione del filmato sull’assassinio del giornalista americano, diede inizio al macabro rituale delle esecuzioni di ostaggi stranieri nelle loro mani. La missione per liberare Foley fu approvata solo a luglio e fu un fallimento. Un ritardo di cinque settimane che potrebbe essere stato fatale. Lo rivela Fox New “Abbiamo avuto molte informazioni utili e specifiche su dove erano tenuti in ostaggio” ha dichiarato una fonte dell’emittente televisiva americana “Ma l’amministrazione voleva che l’intelligence ci lavorasse ancora. I rapitori dello Stato Islamico si sentivano così sicuri nella loro roccaforte di Raqqa, in Siria, che gli ostaggi americani e britannici sarebbero stati spostati pochissimo durante i primi mesi e tenuti per almeno tre settimane in una stessa struttura.
Rivelazioni che sembrano contraddire quanto finora detto dall’amministrazione e cioè che la Casa Bianca autorizzò la missione non appena l’intelligence diede l’ok. “Il raid fallì – aveva reso noto il Pentagono – perché, arrivate nel luogo in cui erano detenuti gli ostaggi, le forze americane non li trovarono“. Le rivelazioni di Fox News, network statunitense di area repubblicana, rendono ancora più incerta la posizione del Presidente Barack Obama dinanzi alle elezioni di medio termine. Oggi gli elettori americani di 40 Stati sono infatti chiamati rinnovare l’intera Camera dei Rappresentanti un terzo del del Senato e ad eleggere 36 governatori. Dei 435 seggi della Camera 233 sono repubblicani, 199 democratici e 3 vacanti. Per conquistare la maggioranza al Senato ai repubblicani bastano tre seggi. La maggioranza della Camera passò di mano nelle elezioni di Midterm del 2010 dopo due anni di presidenza Obama quando repubblicani conquistano 60 seggi alla Camera e avanzarono prepotentemente al Senato aggiudicandosi il governo di ben otto Stati prima detenuti dai democratici. Una disfatta che potrebbe ripetersi tra poche ore, con un esito ancora più disastroso.
La contesa tra i due partiti si gioca come non mai su un pugno di voti. Secondo gli ultimi sondaggi i repubblicani potrebbero addirittura aumentare la loro percentuale di rappresentanti alla Camera , superando lo storico risultato del 1948. Le elezioni sono dunque state rappresentate dagli osservatori politici come un referendum pro e contro Barack Obama.Un analisi in buona parte confermata dal sondaggio del Pew Research Center, condotto tra il 15 e il 20 ottobre che ha evidenziato come il 52% degli elettori americani vede questo voto come un sì o un no alle politiche di Obama. Un sondaggio NBC/Marist vede il Grand Old Party sembra destinato a vincere in Montana, West Virginia, South Dakota passando dai democratici ai repubblicani. I repubblicani potrebbero aggiudicarsi anche Alaska, Arkansas, Colorado, Iowa, Louisiana e North Carolina lasciando Kentucky, Kansas e Georgia ai democratici. In campagna elettorale il partito conservatore ha aspramente contestato l’incertezza del Presidente in politica estera con senatore repubblicano McCain – storico rivale di Obama alle presidenziali del 2008 – ha evidenziato gli gli errori strategici dell’Amministrazione Usa in Medio Oriente. L’incertezza di Obama di fronte alla possibilità di trarre in salvo gli ostaggi sembra confermare tutte le tesi del Grand Old Party contro il Presidente. In questo scenario la mancata liberazione di Foley rivelata da Fox News potrebbe rappresentare davvero il preludio di una disfatta.
ADB