Caso Cucchi: “Disse che a picchiarlo erano stati i carabinieri”

Striscione per Stefano Cucchi (screenshot SkyTg24)
Striscione per Stefano Cucchi (screenshot SkyTg24)

Vecchi sospetti emergono sul caso della morte di Stefano Cucchi, per la quale tutti gli imputati sono stati assolti in Appello. Si tratta di nuove rivelazioni che riprendono le parole dell’assistente capo della penitenziaria Bruno Mastrogiacomo ai pm, rispolverate oggi da ‘Il Fatto Quotidiano’. Disse l’agente nel corso di un interrogatorio: “Io ho fatto spogliare il Cucchi, ho visto che aveva segni sul viso, sugli zigomi, rossi, tipo livido, e quando gli ho detto di piegarsi lui mi ha detto che non riusciva a fare la flessione perché gli faceva male all’altezza dell’osso sacro. Gli ho chiesto che cosa era successo e il Cucchi mi ha detto che era stato malmenato dai carabinieri quando è stato arrestato”.

Ad accusare gli uomini dell’Arma sono ora due degli imputati assolti in Appello, l’agente di polizia penitenziaria Nicola Minichini e l’infermiere Giuseppe Flauto; quest’ultimo a Skytg24 ha rivelato: “A me del pestaggio non disse mai nulla ma ad una mia collega Stefano disse, mi hanno picchiato i carabinieri”. Più articolata l’intervista di Minichini a ‘Il Fatto Quotidiano’: “Io ho ricevuto Cucchi alle 13:30. Lo hanno accompagnato da noi i carabinieri dopo l’udienza di convalida. Durante il passaggio di consegne, si fanno le domande di prassi: come stai fisicamente, hai qualche problema, eccetera. Cucchi rispose al mio collega di avere mal di testa e immediatamente io chiamai il dottor Ferri. Fu lui a notare che, oltre ai segni, aveva anche un livido sullo zigomo. Gli chiese come mai e Stefano rispose di essere caduto dalle scale. Si rifiutò di farsi visitare”.

Si chiede Minichini: “Sarebbe ora di allargare gli orizzonti. Non so perché finora la Procura non ha avuto lo stesso accanimento nei confronti dei carabinieri, che lo hanno arrestato e avuto in consegna prima di noi”. Poi aggiunge: “Io non ho visto il pestaggio, se c’è stato io non c’ero. Quello che so per certo è che da noi non è successo niente”. In ogni caso, a domanda se ci sia stato il pestaggio, l’agente di polizia penitenziaria ribatte: “Lo dicono le sentenze, non lo dico io. Per quanto mi riguarda, quei segni sotto gli occhi potevano anche essere il risultato dell’eccessiva magrezza”. Minichini conclude quindi: “Anch’io cerco la verità, perché anch’io mi sento una vittima di questa storia”.

La versione di Giovanardi

Accusa invece i medici del Pertini che presero in custodia Stefano Cucchi, l’ex sottosegretario Carlo Giovanardi, e lo fa in due differenti interviste, al ‘Secolo d’Italia’ e al programma radiofonico ‘La Zanzara’, su Radio 24. Spiega Giovanardi, che in radio è stato accusato da David Parenzo di essere “uno sciacallo, uno di questi sciacalli che hanno usato il corpo di Cucchi per fare propaganda politica“: “Cucchi è morto perché non lo hanno curato e non gli hanno dato da bere e da mangiare quando faceva lo sciopero della fame. C’è sicuramente una responsabilità morale dei medici. Cucchi aveva una vita complessa di spaccio, di tossicodipendenza e di ricovero in comunità. Lui non era in grado di gestirsi e avevano l’obbligo di nutrirlo”.

Giovanardi ha ribadito ancora una volta che Stefano Cucchi “era stato già ricoverato per 17 volte a causa di percosse, lesioni, ferite determinate nell’ambiente in cui viveva. Mi domando: è possibile che la diciottesima volta sia stato picchiato da tre agenti di custodia? In tribunale quegli agenti sono stati assolti per due volte. Ogni altra ricostruzione del caso è di natura ideologica”.

L’incontro con Grasso

La famiglia Cucchi ha intanto incontrato oggi il presidente del Senato, Pietro Grasso, il quale dopo aver ribadito quanto sostenuto ieri sulla necessità di verità e giustizia, ha aggiunto: “Cercheremo di fare luce, sensibilizzando tutte le istituzioni coinvolte, per trovare la verità, la morte di Stefano non deve essere vana, i diritti dei deboli devono essere rispettati, questo è il compito di una società che si definisce civile”.

Caselli e Ilaria Cucchi

La sorella del geometra romano morto dopo l’arresto, Ilaria Cucchi, ha intanto partecipato ieri alla trasmissione di La7 ‘Di Martedì’, dove ha avuto un confronto con l’ex procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. “Io la stimo e l’ammiro moltissimo. Io però oggi non mi fido più di nessuno. Mi fido solo del mio avvocato perché ho alle spalle cinque anni, durante i quali sono stata presa in giro. Mi dia lei un buon motivo per continuare a credere nella giustizia”, ha detto la donna a Caselli, il quale ha ribattuto: “Ho il massimo rispetto per la vicenda umana di suo fratello e per la lotta che lei sta conducendo per fare chiarezza. Abbia fiducia. Non voglio e non posso entrare nel merito della vicenda perché non mi compete. Però posso dire che ci sono ancora molte cose che possono succedere”. Pronta la controreplica di Ilaria Cucchi: “Io non ce l’ho con i giudici, che rispetto. Io ho pieno rispetto per tutti. Io chiedo e mi auguro che da adesso in poi qualcuno inizi ad avere rispetto per mio fratello, che non ha avuto rispetto in vita e nemmeno dopo la morte”. Alla luce di questa mobilitazione mediatica, la sensazione è che – nonostante l’assoluzione della scorsa settimana – la verità giudiziaria sulla morte di Stefano Cucchi sia ancora tutta da scrivere.

 

GM