
Si fanno meno incerti i contorni dell‘incontro di ieri tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, chiamati a ‘rivedere’ il cosiddetto Patto del Nazareno; a chiarirli, a margine del congresso nazionale del Notariato, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che ha sottolineato: “Mi auguro che Forza Italia mantenga gli impegni, ma se si dovesse tirare indietro certo noi non possiamo tirarci indietro di fronte alla necessità, e all’urgenza, che il Paese ha di una legge elettorale che funzioni e garantisca la governabilità”.
Ancora incerta la data del vertice di maggioranza sulla legge elettorale, ma la Boschi fuga i dubbi su eventuali rischi che non si riformi: “Non possiamo rifare gli errori commessi dai governi precedenti nei quali si pensava che bastasse contrastare l’emergenza economica senza fare riforme. Questo governo lavora su una tastiera nella quale riforme e misure per l’economia si tengono insieme”.
Se per il ministro Boschi vi è quindi la possibilità che il Nazareno salti, la certezza viene quasi data dal capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, che da far suo replica: “Lo spirito del Nazareno prevedeva un accordo chiaro ed eventuali cambiamenti da apportare solo se concordati e condivisi da entrambi i contraenti. In questo caso il Pd vuole imporre, ancora una volta, il suo volere in modo del tutto strumentale”.
Si chiede Brunetta: “Cosa farà Renzi? Cosa farà la Boschi? Avanzeranno ancora altre idee di cambiamenti per questo già tanto martoriato italicum? Se il Pd nei prossimi mesi avrà una flessione nei sondaggi poi vorranno tornare al premio alla coalizione?”. Quindi l’ex ministro serve la sua risposta: “Tutto questo non è serio. Non accetteremo più atteggiamenti totalitari da parte di Renzi e da parte del governo. Leali e responsabili sì, fessi no”.
Forcing del Pd
Nel Partito Democratico, però, sembra si voglia portare a casa risultato e partita, così la vicepresidente del gruppo alla Camera, Marina Sereni, osserva: “L’incontro di ieri con Berlusconi conferma la volontà del Pd di riscrivere le regole andando anche oltre i confini della maggioranza di governo. Le modifiche che abbiamo proposto non contraddicono l’impianto della legge uscita dalla Camera, ma raccolgono preoccupazioni e idee emerse nel corso del confronto di queste settimane, che semmai rafforzano il sistema sia sul piano della governabilità sia sul terreno del rapporto tra eletti ed elettori”.
Prosegue la Sereni: “Nell’agenda discussa in Parlamento più volte avevamo previsto l’approvazione della riforma elettorale entro la fine del 2014. Dobbiamo dunque far ripartire il confronto e l’esame della riforma elettorale, ricercando l’intesa innanzi tutto tra le forze che hanno condiviso la proposta iniziale, senza con questo precludere la possibilità di coinvolgere anche altri gruppi”.
Quindi conclude: “Non è con i retroscena che questo Paese ripartirà, vogliamo governare per cambiare l’Italia. È interesse innanzi tutto del Presidente del Consiglio e del Pd concludere la legislatura nel 2018 e realizzare le riforme che servono al Paese, ma non possiamo aspettare il 2017 per cambiare la legge elettorale, tanto più dopo la sentenza della Consulta da cui il Parlamento deve necessariamente partire”.
Tra Forza Italia e M5S
“Se Forza Italia si sfilasse sarebbe un vulnus al percorso riformatore” – spiega invece al quotidiano ‘Avvenire’, il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda – “È interesse dell’Italia che le riforme si facciano a larga maggioranza. La nostra intenzione è di approvare la legge elettorale al Senato entro gennaio, con un continuo raccordo con la Commissione affari costituzionali della Camera in modo da ridurre al minimo le necessarie modifiche”.
Secondo Zanda, è un bene che il Movimento 5 Stelle, “nonostante il comportamento violento e illiberale tenuto ieri sera nell’Aula del Senato”, partecipi al processo di riforme. Conclude il senatore democratico: “Per noi le riforme vanno approvate con la maggioranza più ampia possibile. Finora il M5S si è autoescluso, ma credo che sia anche suo interesse partecipare al disegno riformatore”.
Silvio Berlusconi
Intervistato da ‘Quotidiano Nazionale’, l’ex premier Silvio Berlusconi ha provato a far luce su quel che lo frena rispetto alla legge elettorale: “Ci sono tanti capitoli, che devono equilibrarsi fra loro. Ci stiamo lavorando sulla base del testo votato alla Camera tenendo conto che ogni correzione dev’essere concordata tra il Pd e noi. Non credo ci siano problemi insolubili ma spero che nessuno insista su delle forzature”.
Il giudizio di Alfano
Infine, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a margine del vertice del G6 a Parigi, è intervenuto nel dibattito per chiarire la sua posizione: “Ci sono da salvaguardare due principi: quello della governabilità e quello della rappresentanza”. Chiarisce il responsabile del Viminale: “Il primo si assicura dando un buon premio a chi vince, mentre l’altro deve permettere a tutti quelli che non hanno vinto di avere uno spazio per poter esprimere la voce di milioni di italiani, che rischiano di non essere rappresentati”.
GM