
E’ tra i personaggi più ricercati e in un certo senso più “misteriosi” della finanza italiana e mondiale, soprattutto dopo la sua partecipazione alla Leopolda e la decisione di iscriversi al Partito Democratico: Davide Serra, il più chiacchierato tra i sostenitori di Matteo Renzi, fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris, con sede a Londra e oggetto di un contenzioso a suon di querele tra l’imprenditore e Pier Luigi Bersani, è stato oggi intervistato dal quotidiano ‘La Repubblica’, chiarendo le motivazioni del suo impegno: “Non cerco incarichi, amo il mio mestiere. Ma i miei nonni hanno combattuto per la libertà dell’Italia e voglio che un giorno i miei figli e nipoti possano dire che in un momento difficile per l’Italia ho dato nel mio piccolo una mano”.
Quindi chiarisce il suo rapporto con Matteo Renzi: “Non siamo ‘amici’, non facciamo vacanze insieme. Un giorno ho letto un libro di Renzi, gli ho scritto un email, ci siamo visti a Firenze per una pizza e da allora gli mando qualche consiglio sulla materia che conosco. Come faccio, gratis, anche con altri capi di governo e ministri”. Il presidente del Consiglio in carica, spiega Serra, “è il primo politico italiano che parla in modo che comprendo. Condividiamo gli stessi valori: cattolico, boy-scout, tanti figli e una visione moderna e progressista per rimettere in moto l’Italia”. Quindi un chiarimento sulla propria posizione politica: “Ho sempre votato per il centrosinistra. Sono per la libera concorrenza di mercato, la giustizia civile e l’unità sociale, l’economia deve crescere per tutti”.
L’uomo d’affari italiano si racconta: “Ho studiato dai gesuiti, fatto il boy-scout, giocato a pallavolo fino in A2, sono il primo laureato nella storia della mia famiglia, mantengo 8mila bambini in Africa con la beneficenza e ho sempre votato per il centro-sinistra”. Quindi sottolinea: “Sono stato pessimista in passato. Per la prima volta ho fiducia nel cambiamento”.
Chiudo holding alle Cayman
“Non sono un finanziere ma un gestore di risparmi, io non presto soldi, investo in capitale di rischio per conto dei miei investitori” – ha poi detto Serra, parlando del suo lavoro – “Pago le tasse in Inghilterra e comunque per farla finita con questa storia non avremo più alcuna società alle Cayman”. In conclusione, il fondatore di Algebris Investiments è ancora più chiaro: “In Inghilterra avere una holding alle Cayman è come per una società italiana avere una holding in un paese della Ue. Il fisco la considera 100% inglese e quindi pago le tasse su tutti i profitti globali, fatti in qualsiasi posto. Ma la chiudo lo stesso così evitiamo strumentalizzazioni”.
GM