
Otto multe per accesso in ZTL, comminate in un periodo tra il 23 giugno e il 21 agosto 2014, ovvero tra la scadenza di un tagliando e il successivo rinnovo, potrebbero costare molto più del dovuto al sindaco di Roma, Ignazio Marino, già oggetto nelle scorse settimane di numerose polemiche, tanto per la trascrizione delle nozze omosessuali contratte all’estero nel registro delle unioni civili del Campidoglio, quando per il caso della sua Panda parcheggiata al Senato per oltre un anno, quando – come noto – il primo cittadino della Capitale aveva lasciato il seggio a Palazzo Madama per optare per la poltrona di sindaco.
La ‘crociata’ nei confronti di Marino viene condotta dal Nuovo Centrodestra, già molto polemici sulla questione delle nozze gay, con il senatore Andrea Augello che ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno (e leader del suo partito), Angelino Alfano, per chiedere se “sia a conoscenza di quanto riportato; se intenda accertare l’esistenza di eventuali ricorsi per le contravvenzioni presso la Prefettura di Roma; se, nel caso in cui sussistano i ricorsi, il prefetto abbia provveduto ad informare il presidente del Consiglio comunale sullo stato di avanzamento di questo contenzioso”.
Quindi, “nel caso in cui non sussistano i ricorsi, se risulti quali siano i motivi per cui queste contravvenzioni, peraltro già notificate al sindaco, risultino bloccate e non vengano trasmesse per l’iscrizione a ruolo, causa mancato pagamento”. Non è una questione da poco: le multe, ‘condonate’ o ‘congelate’ che siano, ammonterebbero a circa 640 euro. Una cifra di certo alla portata del primo cittadino della Capitale, questo è ovvio. Ma sufficiente perché possa costare a Marino la decadenza della carica di sindaco; secondo il Testo unico degli Enti Locali, infatti, un primo cittadino non può avere carichi pendenti con l’amministrazione che guida, pena appunto la decadenza.
Presunti precedenti
C0me se non bastasse la denuncia di Augello, arriva oggi – dalle colonne del quotidiano ‘La Repubblica’ in edicola – una nuova mina vagante nei confronti di Ignazio Marino. Secondo l’articolo del quotidiano romano, a firma Giovanna Vitale, “anche i 35 verbali contestati tra il 2012 e il 2013 all’allora senatore Marino sono stati appellati al prefetto e al giudice di pace”. Ergo, scrive ‘La Repubblica’, “siccome, per legge, chi si candida a sindaco non può avere pendenze né con l’autorità giudiziaria né con quella amministrativa, è chiaro che se venisse fuori che al momento dell’elezione quei ricorsi non erano ancora decisi, il chirurgo dem corre il serio pericolo di decadere dal suo incarico”.
Ritardo amministrativo
Nell’interrogazione, Augello ipotizza anche: “Evidentemente le contravvenzioni sono state bloccate d’ufficio dall’amministrazione comunale, sanando i due mesi di mancato rinnovo del permesso come se si trattasse di un errore del Comune e non di una ritardata richiesta del titolo del beneficiario”. Tesi questa confermata dal Campidoglio, che sostanzialmente parla di un ritardo amministrativo nel rinnovo del permesso della Ztl dell’auto del sindaco, sottolineando come per dare continuità al permesso, ne sia stato emesso uno temporaneo, motivo per il quale – attraverso una proceduta informatica – quelle multe venivano emesse ma i successivi accertamenti immediatamente bloccati.
GM