
Forse l’hanno preso davvero. Nessuna smentita. Al contrario, le voci che parlano della morte o almeno del ferimento di Abu Bakr alBaghdadi sembrano trovare conferme con il passare delle ore presso i media arabi. Secondo l’agenzia Nina il ministero dell’Interno iracheno ha confermato che nella notte di sabato il leader carismatico dello Stato Islamico sarebbe stato colpito nel corso di un raid aereo degli Usa durante una riunione dell’organizzazione terroristica. Un vero e proprio vertice dell’Isis tenuto nella cittadina di al-Qaim in Iraq. Alla riunione sarebbero stati presenti alcune decine di jihadisti molto vicini al Califfo tra cui Auf Abdulrahman al Afri, conosciuto con il nome di Abu Saha, uno suo stretto collaboratore, che secondo la tv satellitare saudita al Arabiya “accompagnava sempre al Baghdadi senza mai lasciarlo”. L’emittente ha citato Hashim al Hashimi, esperto di terrorismo iracheno, il quale si è detto certo che Abu Sija fosse il più importante esponente dell’organizzazione. Al Hashimi non ha dubbi sulla morte del braccio destro del Califfo assieme ad altri 20 jihadisti uccisi nello stesso raid. Secondo al Arabiya, Abu Sija all’interno dell’organizzazione era responsabile degli ostaggi ed era ritenuto pertanto uno dei più importanti esponenti del gruppo. Sarebbe dunque lui il diretto responsabile delle esecuzioni di James Foley e Steven Sotloff i reporter americani decapitati dall’Isis la scorsa estate, assassinii brutali divulgati dello Stato Islamico nel web, a cui seguirono le esecuzioni dei britannici David Haines e Alan Henning con lo scopo di colpire simbolicamente l’Occidente, Obama e Cameron per primi colpevoli di opporsi ai progetti espansionistici dello Stato Islamico. La morte di Abu Sija lascia credere che la notizia del ferimento di alBaghdadi riferita anche dall’agenzia Nina non sia priva di fondamento. Alte fonti sostengono che il Califfo sarebbe stato colpito mentre si trovava in un convoglio di dieci camion dello Stato Islamico intercettato dall’offensiva statunitense nei pressi di Mosul. Al di là delle circostanze concrete del ferimento quello che non è stata smentita fino ad ora è proprio la notizia riguardante il Califfo. E almeno due circostanze sembrerebbero confermarla: il tweet, attribuito a Abu Mohammad al Adnani, portavoce dell’Isis, che sembrava confermare il ferimento del leader – “Noi gli auguriamo una pronta guarigione” si leggeva nella serata di ieri – e le voci secondo cui nella zona dei raid gli jiahdisti avrebbero fatto evacuare un intero ospedale, per far prestare delle cure immediate a decine di appartenenti all’organizzazione. Tra questi, forse, anche il Califfo.
ADB