
Fa un deciso passo indietro nelle trattative la vertenza sulle Acciaierie Speciali di Terni, che ieri ha visto fallire il primo dei due incontri previsti al Ministero per lo Sviluppo Economico: l’azienda ha aspettato fino all’ultimo momento prima dell’incontro per forzare la mano, con il risultato che alle 23 di ieri sera è stata annunciata la sospensione della concertazione. Il prossimo incontro fra le parti sarà martedì 18, alle 14. Dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini, e dal sindaco di Terni, sono arrivati gli inviti al governo a “mettere sul piatto cose e atti concreti per accompagnare l’accordo cosi come le istituzioni locali si sono impegnate a fare per la loro parte”. L’attuale situazione, tuttavia, necessita di un’assunzione di “responsabilità della Commissione europea nella vertenza e di TK nella gestione dell’azienda ternana negli ultimi 20 anni, anche per quanto riguarda perdite di clienti e commesse”, come ha ricordato la Marini.
L’incontro si è concluso sostanzialmente con un nulla di fatto: il ministero ha invitato l’ad di Ast, Lucia Morselli, a presentare un nuovo piano industriale, e i sindacati, dal canto loro, ad alleggerire le forme di protesta. Insomma, Federica Guidi ha invitato i partecipanti al tavolo a venirsi incontro, ma proprio le parti sociali al termine della discussione hanno accusato la proprietà: “Abbiamo chiesto all’azienda di presentare il nuovo piano industriale che l’ad Morselli si era impegnata a presentare allo stesso governo. L’azienda oggi ha continuato ad annunciare un piano confuso e senza convinzione. L’azienda definisca nel più breve tempo possibile il documento per non compromettete ulteriormente la sostenibilità e la credibilità del sito ternano. Oggi l’ad ha smentito le ottimistiche previsioni di qualche esponente del governo sulle buone intenzioni di Tk. Bisogna prendere atto che di fatto la trattativa l’azienda non l’ha voluta fino ad oggi iniziare”, ha commentato la Uilm, tramite il suo segretario Mario Ghini. Un altro sindacalista tiene a spiegare la posizione delle parti sociali verso la Morselli: “Se le sue aperture sono reali, le metta nero su bianco. Delle sue parole non ci fidiamo più”, invito rinnovato anche da Catiuscia Marini.
Uno spiraglio era emerso poco prima della chiusura del negoziato, attorno alle 22 di ieri sera: la proprietà sembrava essere intenzionata a proporre condizioni per “salvare e rilanciare le acciaierie”, a partire dall’attestare la produzione a 1 milione 200 mila tonnellate di acciaio fuso e mantenere i due forni in funzione, ma, soprattutto, aveva ammesso che “l’azienda è in grave sofferenza per il fermo degli impianti”. In serata, le rispettive posizioni si sono irrigidite e il segretario nazionale Fiom, Rosario Rappa, ha spiegato: “La situazione è complicata. L’azienda ha sostanzialmente smentito le affermazioni di giovedì e ciò che aveva detto il ministro Guidi: siamo tornati al piano industriale di luglio. Se ci saranno modifiche andremo avanti, altrimenti si rischia la rottura». In quest’ottica sarà decisivo l’incontro di martedì prossimo, durante il quale i temi caldi saranno soprattutto i numeri relativi agli esuberi e le strategie di rilancio e riqualificazione proposte dalla società.
Ap