
I capigruppo dei partiti di maggioranza al governo si sono incontrati ieri sera a Palazzo Chigi in un vertice sollecitato dal leader di Nuovo Centro Destra e ministro dell’interno, Angelino Alfano, dopo i risvolti emersi sul tema della riforma della legge elettorale per la quale il presidente del Consiglio Matteo Renzi intende dare una svolta per accelerare i tempi della sua approvazione.
Tanto che la scorsa settimana, dopo una riunione con i vertici del Partito Democratico, Renzi incontrò anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi per ribadire le linee del cosiddetto “Patto del Nazzareno” sul tema delle riforme e mettere alle strette FI per la riforma della legge elettorale
Nel fine settimana, Renzi ha poi ribadito la propria determinazione a proseguire il cronoprogramma delle riforme, proponendo un’apertura ai partiti minori passando dall’ipotesi di un abbassamento della soglia al 3% e mettendo Fi di fronte al fatto che deve prendere una posizione sull’Italicum.
Accordo su cronoprogramma
Secondo le indiscrezioni, ieri sera a Palazzo Chigi, il premier ha chiesto ai partiti di sottoscrivere un accordo in quattro punti, chiedendo loro di rispettare un scaletta sulle riforme a partire dalla legge elettorale, sul jobs act, la riforma costituzionale e ladelega fiscale.
In base al programma, Renzi intende arrivare a gennaio con i decreti attuativi e il jobs act dovrà entrare in vigore entro il primo gennaio prossimo.
Per quanto riguarda l’Italicum invece si punta a varare la legge elettorale al senato entro dicembre, perché la camera possa licenziarla entro febbraio 2015 e la stessa riforma costituzionale dovrà essere calendarizzata in aula alla camera entro il 10 dicembre 2014 e approvata entro il gennaio 2015, per poi procedere alla nuova lettura al senato nei due mesi successivi, prevede il documento finale del vertice di maggioranza.
Lo stesso Renzi ieri ha assicurato che c’è ancora l’accordo di maggioranza e che la scadenza naturale della legislatura resta per il 2018: “La maggioranza ritiene fondamentale che l’orizzonte temporale del governo sia unicamente quello della scadenza naturale della legislatura. Votare prima del 2018 sarebbe un errore e una sconfitta inaccettabile per tutti”, viene scritto nel documento conclusivo del vertice.
Legge elettorale
Sul tema della legge elettorale sarebbero state discusse le linee individuate nel corso dell’ultimo incontro con l’ex premier Berlusconi e che prevedono delle modifiche rispetto all’Italicum approvato alla Camera nel marzo di quest’anno:
– La soglia per le liste per accedere al premio di maggioranza al primo turno passa dal 37% al 40%
– Per quanto riguarda le liste bloccate con 3-6 nomi di 120 piccole circoscrizioni si passerebbe ad un sistema misto che consisterebbe nel 30% di parlamentari eletti in liste bloccate e il 70% con le preferenze, così come sostenuto da Ncd, Movimento Cinque Stelle e la minoranza di sinistra del Pd.
-Infine, il premio di maggioranza non è assegnato più alla coalizione ma alla lista che prende più voti: le due soglie di sbarramento prevedono una del 4,5% per i partiti coalizzati e un’altra dell’8% per chi corre da solo, sarebbero sostituite da una soglia unica al 5 per cento.
Nel testo finale sottoscritto ieri, come riporta europaquotidiano.it, viene sottolineato che l’impianto approvato dal Senato l’8 agosto è condiviso e rappresenta il riferimento sostanziale della azione della maggioranza anche alla Camera, con possibili miglioramenti, ma senza stravolgimenti.
Questo pomeriggio, Berlusconi incontrerà i vertici di Forza Italia, tra i quali anche Raffaele Fitto, che ha espresso, contrastando la leadership de partito, fin dall’inizio la volontà di una opposizione al governo, criticando inoltre il fatto di non essere stato messo al corrente dei contenuti e degli ultimi sviluppi del patto del Nazareno.
Insomma, sarà con molte probabilità una riunione accesa quella attesa per oggi alle 17h a Palazzo Grazioli a Roma, dove è stato convocato il Comitato di presidenza azzurro, per valutare la linea da intraprendere sul tema della riforma elettorale.
Sul tema è però intervenuto in tono polemico Renato Brunetta che, lanciando una sfida a Renzi, ha dichiarato che “il patto del Nazareno prevedeva la riforma della legge elettorale secondo quanto abbiamo approvato alla Camera nell’Italicum. Noi a quella siamo rimasti e se Renzi, con la sua maggioranza, ha deciso di cambiare tutto e di buttare quel testo e di scriverne un altro non c’è più il patto del Nazareno”.
In merito all’accordo sottoscritto ieri sera, Brunetta ha poi aggiunto che “è tutta un’altra cosa rispetto a quello che abbiamo approvato a marzo di quest’anno. Quello era un testo completamente diverso, con un premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista e con soglie per i partiti apparentati al 4.5%, con 120 collegi e non 75, e tante altre cose ancora. Se Renzi unilateralmente ha deciso di buttare quel testo che è passato dalla Camera, approvato dunque da un ramo del Parlamento, per scriverne un altro legittimo, ma diverso, allora vada avanti con la sua maggioranza”.
Appello di Alfano
Nel frattempo, il leader di Ncd ha lanciato un appello a Forza Italia, dichiarando che “noi non consideriamo in soffitta il patto del Nazareno, ma auspichiamo che vada avanti la collaborazione che può rendere più forte e stabile l’area che non è di governo. E può dare una mano a chiudere su altre riforme”.
“Il patto del Nazareno resti vivo e affianchi l’azione di governo che si è dato quattro obiettivi importanti con le riforme costituzionale, del lavoro, fiscale e della legge elettorale”, ha poi aggiunto Alfano.
Nello specifico dell’Italicum, Alfano ha poi spiegato che “il premio al partito è uno strumento corretto che fotografa la realtà. Al momento la coalizione di centrodestra non esiste, ci sono i singoli partiti, e partiti come Pd o M5S che sono da soli una coalizione”.
“Se da parte di Berlusconi non ci sarà la volontà di usare il patto del Nazareno come uno strumento contundente, questa legge elettorale può unificare il centrodestra. Ma ci vuole apertura, saggezza, animo sereno e nessun rancore. Noi siamo pronti a rivalutare una prospettiva di centrodestra, una prospettiva su cui possiamo reincontrarci…”, ha affermato Alfano, indicando un’apertura ad un avvicinamento a Fi.
Rispetto al vertice della maggioranza e a quanto trapelato, Alfano ha sostenuto che “nel patto di ieri il più importante risultato che abbiamo ottenuto è quello delle preferenze: una battaglia che facciamo da tempo sostenendo che i cittadini devono poter scegliere il loro deputato preferito, come accade ad altri livelli istituzionali, e non deve esserci un Parlamento di nominati”.
“Le preferenze sono il principale risultato che abbiamo centrato, quanto alla soglia del 3% non è per noi un successo, perché alle ultime elezioni abbiamo avuto il 4,4%, ben oltre la soglia del 4% vigente in quel momento. Ma la questione delle soglie è una questione di funzionalità istituzionale- ha poi concluso Alfano- una battaglia che non facciamo per noi ma per dare rappresentanza a chi non è nel 55% dei seggi del partito che supera il 40%, vince e governa con il premio di maggioranza. Tecnicismi? no, democrazia”.
Ma lo stesso Renzi dovrà fare i conti con il proprio partito e la minoranza. Infatti, domani è convocata la direzione del Pd e secondo indiscrezioni, il premier potrebbe incontrare nuovamente i leader dei partiti di maggioranza al governo prima della direzione
C.D.