Direzione Pd: disertano i civatiani, ma non il loro leader

Pippo Civati (screenshot Skytg24)
Pippo Civati (screenshot Skytg24)

“Questa sera i nostri delegati, circa una ventina, non parteciperemo alla direzione nazionale. Saranno quasi tutti assenti, giustificati dallo scarso preavviso della convocazione”: inizia così un comunicato della corrente ‘civatiana’ all’interno del Partito democratico, che annuncia dunque la propria assenza alla direzione nazionale del Pd, prevista per stasera alle 21. Ci sarà invece il loro leader, Pippo Civati, che però precisa: “Personalmente, per non mancare di rispetto al Pd e alla direzione, sarò presente, per ascoltare la relazione del segretario”.

Civati ci tiene però ricordare a Renzi quanto avvenuto un anno e mezzo fa, quando fu l’attuale segretario a disertare una direzione Pd, motivando così la sua assenza a Radio Toscana: “È stata convocata all’ultimo momento e io avevo dei precedenti impegni da sindaco”. Meno diplomatici di Civati gli uomini della sua corrente, che spiegano: “Più volte abbiamo contestato questo metodo, facendo notare come una convocazione improvvisa renda impossibile la partecipazione a chi non si trova già a Roma e non fa il parlamentare”.

“Come al solito, inoltre, non ci è pervenuto alcun testo da valutare per preparare la riunione, è tutto nella testa di Renzi al quale facciamo tanti auguri per gli incontri, sicuramente molto più approfonditi, che dedica a Berlusconi e Verdini”, si chiude la nota dei civatiani, mentre uno in particolare, Paolo Cosseddu, evidenzia: “Non è questione di Aventino, meglio chiarire, abbiamo sempre partecipato, tenuto il punto e votato coerentemente, ma più passa il tempo, più si ripetono queste occasioni e più diventa chiaro che in una discussione ci deve essere almeno la remota possibilità di uscire diversamente da come si è entrati”.

Occupare spazio mediatico

L’accusa di Cosseddu nei confronti di Renzi è dura: “Convoca sistematicamente la Direzione con poco preavviso – questa in particolare con due giorni di anticipo e un tono perentorio, ‘presenza obbligatoria’ – anche perché così per la minoranza, specie la nostra che conta su pochi parlamentari, partecipare è ancora più difficile. Il suo scopo è occupare uno spazio mediatico e vincere una mano nel modo più indolore possibile, non è certo quello di discutere”.

Quindi ironizza: “Sull’ordine del giorno non scrive niente – ‘situazione politica’ – per tenersi le mani libere, oppure tutto – stasera si parla di jobs act, di legge elettorale, di legge di stabilità, di riforme istituzionali, e se resta tempo dell’esistenza di Dio o quantomeno di una trattoria dove si mangi bene e si spenda poco – poi la fa iniziare con un’ora, o se serve anche due di ritardo”.

Minoranza Pd in riunione

Intanto, alle 19 è iniziata una riunione della minoranza Pd, nella sala Berlinguer di Montecitorio. Il primo ad arrivare al vertice è l’ex premier ed ex presidente Ds, Massimo D’Alema, quindi è il turno dei vari Stefano Fassina, Cesare Damiano, Guglielmo Epifani, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre. Nonostante nei giorni scorsi la situazione sia stata meno tesa, all’interno del Partito Democratico è sempre aria di resa dei conti: il punto di snodo – neanche a dirlo – sembra essere ancora una volta il Jobs Act, con un emendamento – sostenuto dalla stragrande maggioranza dei componenti piddini in Commissione – che punta ad assicurare “la garanzia della reintegrazione del lavoratore nei casi di licenziamenti per motivi discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica delle fattispecie”.

 

GM