Appello Ruby bis: riduzione pena per Mora, Fede e Minetti

Lele Mora (OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)
Lele Mora (OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)

I giudici della terza Corte d’appello di Milano nell’ambito del processo d’appello per il caso Ruby bis hanno confermato le condanne a tutti gli imputati con una riduzione di pena.

Lele Mora dovrà scontare sei anni e un mese per una pena che però comprende anche il fallimento della LM Management, laddove in primo grado era stato condannato a sette anni per la sola vicenda Ruby.
Secondo le indiscrezioni, in attesa delle motivazioni che usciranno entro 90 giorni, i giudici hanno rideterminato la pena per Mora perché hanno applicato la continuazione tra i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile con la condanna per bancarotta che gli era stata inflitta il 7 novembre 2011 con sentenza irrevocabile.

“L’idea di farmi ancora sette anni di carcere mi terrorizzava. Il carcere mi preoccupava tantissimo, perché l’ho vissuto in modo molto duro con 14 mesi di isolamento, sorvegliato a vista e con il divieto di incontro, peggio di un terrorista”, è stato il primo commento di Mora che si dice “molto soddisfatto” perlo sconto della pena. Non mi pento di quello che ho fatto, uno non si deve mai pentire sennò non è un uomo”, ha poi replicato Mora ad un giornalista.

Per quanto riguarda Emilio Fede, la pena è stata ridotta a quattro anni e dieci mesi, contro i sette anni in primo grado. L’ex direttore del Tg4 è stato assolto dall’accusa di induzione alla prostituzione delle ragazze maggiorenni con la formula per non aver commesso il fatto, ma ne ha confermato la colpevolezza in ordine al favoreggiamento.
Inoltre è stato però riqualificato nei suoi confronti l’imputazione di favoreggiamento della prostituzione minorile di Ruby in un tentativo di induzione alla prostituzione, così come nei casi di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imam Fadil.
Il difensore di Fede, Maurizio Paniz, ha annunciato che farà ricorso in Cassazione perché spiega: “Tolto il reato di istigazione alla prostituzione” ne sono stati riqualificati altri capi di imputazione.
“Le sentenze vanno rispettate e la Corte d’Appello ha dimostrato di essersi impegnata molto”, ha poi aggiunto Paniz, specificando che se Fede dovesse essere condannato anche in Cassazione, ci sarà la possibilità, vista la sua età, di chiedere i domiciliari.

Infine, è stata ridotta anche la pena all’ex consigliera regionale Nicole Minetti perché sono state riconosciute le attenuanti generiche. In primo grado era stata condannata per il favoreggiamento della prostituzione delle maggiorenni ma non per induzione.
L’avvocato della Minetti, Pasquale Pantano non è soddisfatto però e sottolinea che “con lei si continua a usare la clava e fortunatamente la Cassazione non è a Milano”. Infatti, Pantano ha poi spiegato che la sentenza “non ha affrontato i temi della competenza territoriale, che per noi è a Monza, e dell’incostituzionalità della norma sul favoreggiamento della prostituzione”. Tanto che, annuncia l’avvocato, “verranno riproposti in Cassazione” alla quale chiederanno l’annullamento del verdetto di oggi.

C.D.