
Il mondo post-sovietico appare sempre più un teatro di guerra europeo. Non solo Ucraina (nell’est del paese sono ormai tornati i carri armati russi), ma anche Caucaso, regione di una guerra forse dimenticata ma che rischia di tornare alla ribalta. Ieri le forze armate dell’Azerbaigian hanno abbattuto un elicottero armeno nel territorio del Nagorno-Karabakh, a maggioranza armena ma annesso all’Azerbaigian in epoca sovietica. Tra il 1988 e il 1994, la regione è stata flagellata da una guerra sanguinosa in cui sono morte più di 30.000 persone. Una contesa per la quale commissioni, conferenze, mediazioni internazionali e risoluzioni sembravano non poter fare nulla. Una guerra che sembrava quasi congelata. Negli ultimi mesi, però, hanno ripreso a moltiplicarsi i combattimenti, forse risentendo dell’eco della guerra ucraina. L’abbattimento dell’elicottero, con tre piloti a bordo come vittime, potrebbe far riesplodere il conflitto. Da Baku, capitale azera, il Ministero della Difesa fa sapere che l’elicottero da combattimento Mi-24 è stato abbattuto intenzionalmente, perché aveva attaccato le truppe schierate al confine. La Difesa armena, di contro, bolla come ridicole le accuse e ribatte dicendo che l’elicottero stava partecipando a delle esercitazioni. “Per Baku ci saranno conseguenze molto pesanti – ha tuonato il portavoce del Ministero della Difesa armeno, Artsrun Ovannisian –, dopo l’abbattimento l’esercito azero ha continuato a sparare impedendo ai soccorritori di raggiungere l’equipaggio”. La Russia, per decenni mediatrice nella diatriba tra i due paesi, potrebbe essere tentata di appoggiare il governo armeno.
C.M.