I rigoristi tedeschi criticano Draghi e Merkel

Mario Draghi e Angela Merkel (Sean Gallup/Getty Images)
Mario Draghi e Angela Merkel (Sean Gallup/Getty Images)

Rigoristi duri e puri. Sarà molto difficile la ripresa della crescita in Europa se perfino le scelte di politica economica della cancelliera Angela Merkel vengono contestate dai professori di economia tedeschi, perché ritenute troppo morbide ed espansive. Che il presidente della Bce Mario Draghi venga criticato dai tedeschi non è una novità, le sue misure straordinarie, come gli acquisti di titoli di stato e le aste Tltro (prestiti alle banche europee), per rilanciare la crescita economica nell’Eurozona e soprattutto contrastare l’inflazione troppo bassa, sono da tempo nell’occhio del ciclone dei farisei del rigore, ingessati nelle loro convinzioni. E questo nonostante le misure della Bce, come l’asta Tltro di settembre, si stiano dimostrando fin troppo deboli, tanto da indurre Draghi ad annunciarne di nuove.

Intervenendo ieri all’Università di Roma Tre, alla cerimonia per il centenario della nascita dell’economista Federico Caffè, dove è stato contestato da un gruppo di giovani, Draghi ha ripetuto che la Banca centrale europea è pronta a “continuare nell’espansione del bilancio” e “intraprendere ulteriori azioni di politica monetaria non convenzionali”. Il presidente della Bce  apre così al “quantitative easing”, ovvero la misura non convenzionale adottata da una banca centrale per stimolare l’economia attraverso l’acquisto, per una determinata quantità di denaro, di titoli e asset finanziari di banche commerciali e istituti finanziari privati, immettendo liquidità nel sistema (una misura differente da quella più utilizzata dell’acquisto di titoli di stato a breve scadenza, impiegata di solito per tenere bassi i tassi di interesse). Draghi ha anche annunciato di voler allargare il bilancio della Bce, portandolo ai livelli di inizio 2012, quando con interventi straordinari realizzò nell’economia europea una iniezione di liquidità per 1000 miliardi di euro. Un quantitativo di denaro enorme che le banche europee, tuttavia, non investirono nell’economia reale, ma lasciarono sopratutto in deposito presso la stessa Bce oppure impiegarono per acquistare titoli di stato (come avvenuto in Italia, abbassando in questo modo lo spread) o per ripianare i buchi di bilancio provocati dall’acquisto dei titoli tossici altamente speculativi emessi dagli istituti finanziari statunitensi.

Draghi ora promette nuovi interventi per risollevare l’agonizzante economia europea, sollevando le critiche dei consiglieri economici del governo tedesco che chiedono invece alla Bce di evitare la grande espansione di bilancio, almeno fino a quando “la deflazione non sarà una realtà dell’eurozona, non solo una previsione“. In sostanza, l’invito dei professori tedeschi è quello di curare il malato solo dopo che è morto. A sorpresa, in aiuto di Draghi è arrivato l’appoggio del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, uno dei cosiddetti “falchi” della Bce, che in risposta agli economisti tedeschi ha affermato che è “appropriato” che la Banca centrale europea adotti una “politica monetaria espansiva e che il consiglio direttivo discuta nuove misure e continui a farlo”.

I Saggi dell’economia tedesca criticano Angela Merkel

Non paghi delle critiche all’operato di Draghi, i professori di economia, i “Cinque Saggi” che compongono il massimo organismo di analisi e consulenza economico-finanziaria del governo tedesco, se la sono presa anche con la cancelliera Angela Merkel, attaccando duramente la sua politica economica ritenuta troppo generosa. La Grosse Koalition guidata da Merkel e formata dai conservatori della Cdu, il partito della cancelliera, insieme con i socialisti della Spd, avrebbe adottato, secondo i professori tedeschi, misure che allargano eccessivamente la spesa pubblica della Germania. In un Paese, peraltro, dove si spende e si investe troppo poco, secondo la stragrande maggioranza degli analisti, dal Fondo Monetario Internazionale all’Ocse, fino al vice-presidente della Commissione Ue e Commissario europeo alla crescita Jykri Katainen, non uno di manica larga. I provvedimenti contestati dai saggi tedeschi, che hanno accusato il governo di averli adottati al solo scopo di soddisfare promesse elettorali, vanno dall’introduzione del salario minimo garantito, all’anticipo delle pensione di vecchiaia a 63 anni, alla pensione garantita per le madri. Tutte misure che, secondo  i professori, incideranno su un’economia in rallentamento come quella tedesca, per la quale hanno abbassato le previsioni di crescita, con il Pil che quest’anno chiuderà all’1,2% e non più all’1,9%, come da precedente stima, mentre l’anno prossimo crescerà di appena l’1%. Secondo i Saggi non si deve aumentare la spesa pubblica, ma “correggerne le priorità”.

Alla critiche in casa, Angela Merkel ha risposto in maniera stizzita, obiettando che il rallentamento dell’economia tedesca è dovuto a fattori internazionali e non a decisioni del governo. Una risposta sbrigativa e auto assolutoria che ricorda tanto quella dei governanti italiani quando vengono messi di fronte alle loro responsabilità. E proprio qui sta il punto delle critiche dei consiglieri economici ad Angela Merkel, anche se appare discutibile la ricetta da loro proposta, quella di continuare a fare affidamento solo sul mercato, con deregolamentazioni, tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni, che in questi anni di crisi economica hanno di fatto distrutto lo stato sociale in Europa e aumentato le disuguaglianze, scaricando sui più deboli la crisi e le responsabilità della finanza, Merkel predica bene ma razzola male: prima sollecita gli altri Paesi europei ad adottare misure di lacrime e sangue, ma poi a casa sua fa esattamente l’opposto.

Valeria Bellagamba