
Marco Vallisa è libero. La notizia è arrivata questa notte direttamente dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Vallisa, 55 anni, era stato rapito il 5 luglio 2014 in Libia, nella città costiera di Zuara. Insieme a lui furono rapiti anche i colleghi Petar Matic, bosniaco, e Emilio Gafuri, macedone. I tre lavoravano presso un cantiere della ditta modenese “Piacentini Costruzioni”. A dare la notizia del rapimento fu Lybia International Channel. Sin dai primi momenti si pensò fosse un sequestro ai fini di un riscatto. La pista del sequestro politico fu quasi subito scartata vista la lontananza della città dalla Cirenaica, teatro d’azione dei ribelli jihadisti contro il governo di Tripoli. Inoltre, Matic e Gafuri furono rilasciati pochi giorni dopo. Il ministro Gentiloni ha espresso la propria profonda soddisfazione per l’esito della vicenda. “Ringrazio calorosamente – ha commentato – tutti gli organi che hanno lavorato alacremente per giungere al felice risultato odierno, frutto del gioco di squadra dell’unità di crisi della Farnesina, dei nostri servizi d’informazione e dell’ambasciata d’Italia a Tripoli. A tutti esprimo il mio più vivo apprezzamento per la dedizione e la professionalità dimostrata e per l’efficace e paziente azione”. Vallisa, ora, è in volo verso Roma. Poi potrà ricongiungersi ai suoi cari a Roveleto di Cadeo, in provincia di Piacenza. Restano adesso ancora cinque gli italiani sequestrati all’estero: Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, cooperanti lombarde rapite in Siria il 31 luglio scorso; Gianluca Salviato, tecnico veneto rapito in Libia il 22 marzo; padre Paolo Dall’Oglio, gesuita romano rapito in Siria nel luglio 2013 e Giovanni Lo Porto, cooperante palermitano scomparso tra Pakistan e Afghanistan il 19 gennaio 2012.
C.M.