
L’ex ministro della Difesa, Mario Mauro, lascia la maggioranza che sostiene il governo; insieme a lui, dovrebbero uscire dai Popolari per l’Italia, dei quali peraltro l’esponente centrista è il presidente, per entrare nel Gruppo Autonomie e Libertà, altri due senatori. Lo scenario viene descritto da ‘Repubblica’, in edicola oggi, che riporta anche le parole dell’ex ministro: “Noi possiamo incidere poco sugli equilibri dell’esecutivo. Possiamo invece lavorare per ricostruire il centrodestra. E per farlo dobbiamo essere alternativi a Renzi”.
L’ex ministro, sempre stamattina, in un lungo intervento pubblicato dal quotidiano ‘Il Giornale’, chiarisce gli aspetti di questa nuova scelta: “Se all’indomani delle elezioni politiche del 2013 il governo di grande coalizione aveva un senso, alla luce di quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno sorgono seri dubbi sulla situazione di eccezionalità che viviamo. Renzi ha sostituito Letta a Palazzo Chigi e ha trasformato nei fatti il governo di coalizione in un monocolore. Inizialmente in tanti, come chi scrive, hanno deciso di sostenere ugualmente il tentativo di Renzi”.
Osserva ancora l’ex ministro: “Negli ultimi mesi ogni provvedimento messo in campo dall’esecutivo ha avuto più l’obiettivo di contribuire alla prosecuzione ‘delle primarie’ del premier che non il bene comune. Il bonus di 80 euro, per esempio, ha concorso al risultato elettorale delle Europee, ma davvero poco a far ripartire i consumi interni, scesi del 2,6% nel mese di giugno. La legge di Stabilità proposta fa il resto”. Per Mauro, che critica in particolare il Tfr in busta paga, “il rischio complessivo è che Renzi rottami le giovani generazioni e non i vecchi arnesi della politica. Con gravi ripercussioni sul futuro dei nostri figli”.
Le reazioni di Per l’Italia
Uno dei senatori pronti a seguire Mauro, assottigliando ulteriormente i numeri a disposizione del governo, sarebbe l’attuale sottosegretario all’Istruzione Angela D’Onghia, anche se l’esponente, a dire del quotidiano ‘La Repubblica’, non dovrebbe però far mancare la fiducia all’esecutivo.
Aldo Di Biagio, altro esponente del partito di Mauro, contesta la scelta dell’ex ministro: “In questo momento, non esiste altra stagione delle riforme, altra leadership e altra coalizione che l’attuale. Quello di Mauro rischia di essere un gesto disperato. Fa così perché non venne inserito nella rosa dei ministri: una questione personale, insomma. Mi fa tenerezza e dimostra la sua pochezza”.
GM