Ast: verso l’accordo al Mise? Confindustria contro i lavoratori

Manifestazione davanti al Mise (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Manifestazione davanti al Mise (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Continuano i round di dialogo al Mise tra il ministro Federica Guidi e le parti coinvolte nella vertenza Thyssenkrupp- Acciaerie Speciali Terni: l’incontro di ieri pomeriggio, riaggiornato a questa mattina, sembra che stia per dare i risultati sperati. Probabilmente saranno soprattutto il Governo e la proprietà ad uscirne soddisfatti, mentre i lavoratori, ormai allo stremo dopo 23 giorni di sciopero, hanno promesso che voteranno eventuali accordi che scaturiranno da questo incontro se saranno ritenuti accettabili.

Nelle ultime ore, dopo un esordio poco aperto al confronto da parte dell’ad Lucia Morselli, si è giunti ad un punto piuttosto avanzato della trattativa, che potrebbe essere messa “nero su bianco” già entro stasera. In questa fase, potrebbe aver dato il suo contributo il governo, che ha deciso di mettere a disposizione alcuni milioni di euro per andare a modificare delle voci del bilancio Ast per permettere il risparmio richiesto di 100 milioni di euro e ridurre l’incidenza del costo del lavoro fino a 30 milioni; inoltre, le acciaierie parteciperanno al programma Interconnector per acquistare energia dall’estero a tariffe vantaggiose. Stabilita in un milione di tonnellate la quantità di acciaio fuso, da indicare eventualmente come “produzione minima” e per la quale, al momento, restano aperti entrambi i forni.

Prima dell’inizio del confronto al Mise, cominciato alle 10.30, il segretario nazionale della Fiom, Rosario Rappa, ha esposto i due possibili scenari: “Il primo, si continua ad oltranza con la trattativa per arrivare ad un accordo; il secondo, non auspicabile, è quello in cui in assenza di risposte si intensificano le forme di lotta. Oggi dovremmo avere delle risposte sul mantenimento di entrambi i forni per tutta la durata del piano quadriennale, con una capacità produttiva minima di un milione di tonnellate di acciaio fuso e l’estensione dell’attività commerciale anche al Mediterraneo”. Una volta definito il “volume minimo di produzione”, si potrebbero “trattare eventuali esuberi in modo non traumatico, con la mobilità incentivata e i contratti di solidarietà. Occorre comunque escludere la possibilità di licenziamenti coatti, riducendo le esuberanze a 100 unità, dalle circa 150 ora indicate, per poi gestirle in modo non traumatico”.

Contro le manifestazioni dei lavoratori, invece, è stato emanato ieri sera il primo, durissimo comunicato di Confindustria Umbria: secondo l’associazione dei datori di lavoro, dagli scioperi scaturiscono “danni incalcolabili non solo per l’acciaieria, ma per tutto l’indotto e per la città”; con tono ricattatorio, si fa riferimento alle “gravissime conseguenze che il protrarsi di posizioni radicali stanno per comportare”, come aziende che potrebbero “non pagare gli stipendi” o “automezzi e attrezzature ‘sequestrati’ all’interno dell’acciaieria con l’impossibilità di essere utilizzati altrove”. Manco a dirlo, Confindustria elogia i “passi in avanti positivi da parte dell’Ast” e parla di “atteggiamento di non dialogo nelle relazioni industriali”. Insomma, per il presidente dell’associazione di categoria umbra, Stefano Neri “vi è un’evidente sproporzione tra l’enormità del danno che si sta generando e questioni inerenti trattamenti economici o organizzazione di turni”.

A dare sostegno a questa “sentenza” è anche il capogruppo di Forza Italia in Regione, Raffaele Nevi, che su Facebook ha commentato: “Ha ragione il presidente di Confindustria Neri! Lo sciopero alle acciaierie si sta trasformando in un danno per l’azienda e quindi per i lavoratori!!!!! Occhio a non fare il gioco di chi vuole lo sfascio!!!!! Speriamo che domani il Governo riesca chiudere accordo..”.

Ap