Jobs Act, Renzi: “Nessun vertice di maggioranza come chiesto da Ncd”

Presidente del Consiglio, Matteo Renzi (AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND- Getty images)
Presidente del Consiglio, Matteo Renzi (AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND- Getty images)

Il premier Matteo Renzi è stato intervistato da Geremicca Federico del quotidiano la Stampa all’indomani della notizia riguardante un’intesa interna del Partito Democratico sulla riforma del mercato del lavoro che ieri ha sollevato degli attriti e tensioni con Nuovo Centro Destra (Ncd).

Infatti, ieri dopo l’annuncio del vicesegretario del partito, Lorenzo Guerini nel quale ha spiegato che l’accordo recepisce la parte del documento della direzione Pd che impegna il governo a salvare il reintegro sui licenziamenti, è giunta la critica del capogruppo al Senato di Ncd, Maurizio Sacconi, che ha difeso la possibilità di “licenziare un assenteista o un ladro, in modo che l’imprenditore abbia finalmente il pieno governo dell’efficienza dell’impresa”.

Il premier che è stato intercettato prima di partire per Bucarest, dove ha incontrato il Primo Ministro della Repubblica di Romania, Victor Ponta per poi proseguire per l’Australia dove prenderà parte al G20 che si tiene a Brisbane sabato 15 e domenica 16 novembre, ha concesso alcuni chiarimenti sulla situazione interna al suo partito e l’accordo con i partiti di maggioranza.

Renzi e la minoranza Pd

In merito alle minacce della minoranza di non votare il Jobs Act, Renzi ha spiegato che “Orfini e Speranza mi hanno chiesto di dare un segnale distensivo, di disponibilità, e io l’ho dato”.

Infatti, prosegue Renzi, “in commissione si lavorerà sul cosiddetto disboscamento, cioè sulla riduzione delle troppe forme di lavoro a tempo e precario. A me preme che la legge sia in vigore dal 1° gennaio: motivo per il quale – è bene saperlo – se si giocasse ad allungare i tempi, metteremo la fiducia sul testo che uscirà dalla commissione…”.

Una linea confermata da Roberto Speranza che a Repubblica: “”Oggi si è ribadito che il Parlamento non è un passacarte e che l’attività parlamentare va rispettata. L’intesa di oggi consente il lavoro in commissione e valorizza sensibilità politiche differenti. Cosi si migliora la delega”.
Infatti, nel ricordare che un voto di fiducia sul Jobs Act avrebbe “significato bypassare il lavoro parlamentare di Montecitorio”, sottolinea che con questa nuova apertura “si valorizza il lavoro della commissione”.
“Renzi ha compreso che occorre valorizzare il lavoro e le potenzialità delle Camere. Aveva posto il tema dei tempi, noi glieli garantiamo migliorando il testo. Insomma, non si deve porre la questione in termini di vincitori e sconfitti”, ha poi concluso Speranza.

Confronto Pd-Ncd

Il premier sembra determinato a proseguire e alla richiesta di Ncd per un nuovo vertice di maggioranza risponde: “Agli esponenti del Nuovo Centro-destra dico che il prossimo vertice di maggioranza si farà nella tarda estate o nell’autunno del 2017”.
“Detto questo è faticoso: e certe volte la fatica diventa doppia. E’ come andare in salita in bicicletta con un rapporto sbagliato, poco agile, duro, dispendioso. Ed è proprio per questo che dobbiamo varare la nuova legge elettorale”, ha poi aggiunto il premier.

Tanto che lo stesso Renzi sostiene che “se eleggeremo così il nuovo Parlamento, io o chiunque altro ci sarà, potrà governare con più libertà e responsabilità. Non so se tutti lo hanno inteso, ma siamo alla vigilia di una svolta che cambierà il nostro sistema politico-istituzionale, facendone uno tra i più avanzati in Europa”.

Tanto che Renzi difende il Patto del Nazareno e l’intesa con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, Renzi: “La botta in testa. È quella che qualcuno voleva – anzi, vorrebbe – che io dessi a Berlusconi, a proposito di legge elettorale e magari non solo. Ma onestamente non ne vedo la ragione, perché ormai l’accordo c’è”.

Eppure, se da una parte Renzi sostiene che “la partita è chiusa”, Ncd sembra di parere contrario. Tanto che i capigruppo di Ncd di Senato e Camera, Sacconi e Nunzia De Girolamo, hanno voluto invece dire che la partita sul Jobs Act “è ancora tutta aperta”, spiegando che “non è pensabile che il Parlamento ratifichi un accordo stipulato in una riunione di partito”.
I capigruppo hanno assicurato che “ci saranno altre riunioni di maggioranza”, precisando “senza essere vertici come quello di lunedì sulla legge elettorale”.
“Non possono pensare che in Parlamento risolviamo i problemi della maggioranza e della minoranza del Pd. Non possiamo partecipare oltre che al patto del Nazareno anche a quello del gambero: alcuni passi indietro non ci stanno bene”, ha poi concluso Di Girolamo.

C.D.