Legge elettorale, proposta Ncd: “Voto plurimo ponderato per chi ha figli minori”

Seggio elettorale (getty images)
Seggio elettorale (getty images)

Art. 48 comma 2 della Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Un principio costituzionale senza dubbio tra i più importanti perché definisce le caratteristiche del voto, ma che oggi il Nuovo Centrodestra si propone di stravolgere, avanzando due iniziative dello stesso contenuto che intendono introdurre “un voto plurimo ponderato sulla base del numero dei figli minorenni in deroga all’articolo 48, secondo comma della Costituzione”.

La proposta è stata messa in luce qualche giorno fa su ‘Europa Quotidiano’, di area Pd (quindi alleati di governo del Nuovo Centrodestra), che in un articolo firmato da Mariantonietta Colimberti schernisce il promotore dell’iniziativa, l’ex ministro Maurizio Sacconi: “Non ha chiarito chi dovrebbe arrogarsi il diritto di rappresentare la volontà del figlio, neonato o adolescente che sia. Il padre o la madre? A turno? Tirando a sorte? Oppure si dà per scontato che la coppia genitoriale, in quanto tale, sia sicuramente depositaria del medesimo orientamento politico-partitico?”.

In pratica, la proposta – che verrà rilanciata nel corso della manifestazione denominata “Family act” che si svolgerà domani, in piazza Farnese a Roma – può essere semplificata con una formula: “Più figli minori di età hai, più conta il tuo voto”. Due appunto le iniziative di legge in tal senso: una al Senato come autonomo disegno di riforma costituzionale e una alla Camera come emendamento alla riforma della Costituzione.

L’iniziativa, definita dai proponenti “un modo per dare concreto valore pubblico alla natalità e porre le premesse per politiche di sostegno alle famiglie numerose sia in termini di riassetto del sistema tributario che di specifiche provvidenze per la cura dei minori nei primi anni di vita”, ha comunque radici antiche sia nella storia d’Italia che in quella europea.

La bozza Rosmini

Già nel 1848, infatti, il patriota e prelato Antonio Rosmini, nella sua bozza di Costituzione in vista della proclamazione dell’Unità nazionale, arrivò a teorizzare l’estensione del suffragio universale alle donne e ai figli minori. Questi ultimi, in quella proposta, erano avrebbero espresso il loro voto attraverso i padri.

Il precedente tedesco

E’ invece del luglio 2008 la proposta di legge presentata da una cinquantina di parlamentari tedeschi che intendeva assegnare il diritto di voto sin dalla nascita, “esercitato dai genitori o tutori legali, come rappresentanti legali”. La proposta si rifaceva a una campagna intrapresa in quegli anni secondo la quale “chi nega il diritto al voto ai bambini e ai ragazzi mette in discussione da una parte l’eguaglianza dei cittadini e dall’altra sostiene una politica che tende a uno spostamento dei ‘fardelli’ alle future generazioni”.

Ma nei centocinquant’anni intercorsi tra la bozza Rosmini e la proposta tedesca, tanti sono i casi in cui la concessione del diritto di voto ai minori per interposta persona, ovvero attraverso i genitori, è un tema che si è affacciato nel dibattito pubblico, coinvolgendo anche il nostro Paese, dove una proposta del genere è stata rilanciata dall’Acli una decina di anni fa.

 

GM