
L’Isis ha annunciato la decapitazione di un nuovo ostaggio: è l’americano Peter Kassig. Seguendo il macabro rituale inaugurato la scorsa estate con l’assassinio di James Foley l’organizzazione terroristica ha diffuso un nuovo video con l’esecuzione. Il Peter Kassig, 26 anni, era stato rapito nell’ottobre 2013 in Siria, dove prestava aiuto rifugiati in fuga dalla guerra civile. Durante la prigionia si era convertito all’Islam. Ai genitori aveva scritto di temere la morte e di trovarsi “in una complicata situazione dogmatica”, ma di essere sereno per la conversione.
Con Kassig sono cinque gli ostaggi occidentali assassinati dall’Isis in Siria. La prima decapitazione è stata quella del giornalista americano James Foley, 40 enne freelance di Boston, rapito in Siria nel novembre 2012. Il video dell’omicidio è stato diffuso il 19 agosto. Il 2 settembre Isis diffonde un nuovo video: mostra la decapitazione del reporter freelance americano Steven Sotloff, rapito in Siria nell’agosto 2013. E’ stata poi la volta del britannico David Cawthorne Haines decapitato nel deserto siriano il 13 settembre scorso. Infine Alan Henning, 47 anni, tassista di Manchester. Anche lui operava in un’organizzazione non governativa musulmana britannica in Siria per aiutare i rifugiati. il video è stato diffuso venerdì 3 ottobre. Oltre a queste esecuzioni c’è stata la decapitazione del francese Hervé Gourdel, il 24 settembre scorso, per mano del gruppo algerino Jund al-Khilafah, affiliato all’ Isis, Insieme a Gourdel è stato ucciso anche un tuareg accusato di essere una spia dei francesi. Alan Henning era stato l’ultimo in ordine di tempo la cui uccisione era stata filmata e rivendicata dall’Isis. Nel video di Henning era annunciata la prossima esecuzione dell’americano Peter Kassig.
Kassig, ex ranger, dopo aver intrapreso corsi per diventare assistente medico, si era trasferito in Libano, dove aveva fondato l’organizzazione no profit Sera – Special Emergency Response and Assistance . Il 9 ottobre i suoi genitori avevano diffuso un Twitter appello per la liberazione del figlio. La madre si era rivolta al Califfo dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi chiedendo di parlargli. Nell’appello la donna aveva chiamato il figlio con il nome musulmano Abudl Rahman – assunto da Kassing dopo la conversione all’Islam «Sto provando a mettermi in contatto con lo Stato Islamico – aveva detto – mio marito e io siamo soli, senza alcun aiuto dal governo. Vorremmo parlare con te. Come possiamo raggiungerti?». A inizio novembre diversi amici siriani di Kassig si erano riuniti a Tripoli, nel nord del Libano, dove avevano tenuto una conferenza stampa per chiedere il suo rilascio. Oggi l’epilogo.
ADB