Peter Kassig, non è il solo. L’Isis decapita 15 soldati siriani

Isis Siria
Jihadi John (YouTube)

Almeno quindici soldati siriani avrebbero condiviso la stessa sorte di Peter Kassig. Le immagini relative all’esecuzione dell’americano postate su diversi siti di propaganda Jihad, mostrano un boia con il volto coperto accanto alla testa tagliata dell’americano. A differenza delle precedenti esecuzioni, sembra che le immagini della decapitazione non siano presenti nel video. Tuttavia il filmato, per 16 lunghissimi minuti, non lesina orrore e violenza. Viene infatti mostrata anche la decapitazione di quindici appartenenti alle milizie governative. Nelle immagini gli jihadisti e gli ostaggi camminano gli uni dietro agli altri. Ad un tratto i terroristi si fermano, fanno inginocchiare li soldati e li decapitano.
L’assassino di Peter Kassig sembra essere ancora una volta Jalman Al-Britani, Jihadi John, l’uomo dall’accento britannico che ha ucciso gli americani James Foley e Steven Sotloff e i britannici David Haines e Alan Henning. Nelle ultime ore il Foreign Office di Londra si era detto certo che il terrorista fosse rimasto ferito nel raid delle forze britanniche e statunitensi ad Al Qaim, nell’Iraq occidentale. Il Daily Mail, citando il ministero degli Esteri britannico confermava. Il quotidiano britannico parlava diun’infermiera che nella lista dei feriti avrebbe indicato proprio lui, Jalman Al-Britani, il boia dell’Isis. Il ferimento di Jihadi John sarebbe avvenuto durante uno degli incontri di vertice dello Stato Islamico. Tra gli obiettivi colpiti un’abitazione dove erano riuniti almeno una trentina di capi jihadisti provenienti da Siria e Iraq. Un bliz, quasi perfettamente riuscito, che avrebbe causato dieci morti e 40 feriti. Tra di loro anche il leader dell’Isis in persona, Abu Bakr al-Baghdadi.

La notizia, diffusa in un primo momento dal governo iracheno, rilanciata dagli stessi media arabi era smentita, pochi giorni dopo il raid, da un messaggio audio che sembra provenire da Al Baghdadi. Se in Iraq parlavano del ferimento del Califfo da Londra il Foreign Office era pronto a giurare che Jihadi John fosse ricoverato in ospedale, insieme ad Califfo e ad altri jiahdisti colpiti, in una delle roccaforti dell’Isis. Il video, così come il messaggio audio del Califfo, pone oggi degli interrogativi sulla fondatezza delle notizie riguardanti il blitz. E’ vero, l’esecuzione dell’americano potrebbe risalire a qualche giorno fa così come non si è ancora certi se ad uccidere Peter Kassig sia stato il terrorista dei precedenti filmati.

E’ possibile che, nella folle scelta di veicolare la tensione sulle questioni riguardanti la Jihad in un crescendo di orrore, il video si stato e tenuto in disparte dall’Isis per esser usato in un momento in cui avrebbe avuto un maggior impatto: in concomitanza con il vertice di Brisbane di questi giorni, per esempio, dove i leader mondiali, e tra loro gli odiati Barck Obama e David Cameron, hanno discusso delle urgenze planetarie: crisi economica, Ucraina, clima, Ebola e, inevitabilmente, Isis. Ma è solo un’ipotesi. Dove Jihadi John si trova forse non ha importanza: potrebbe essere al sicuro in un pertugio per topi a Raqqa oppure moribondo in un’ infermeria. Rimane un’evidenza: che la morte di Peter Kassig ha l’aggravante di essere la brutale ripetizione di una strategia demenziale, senza Dio e dunque senza pietà, una strategia destinata a concludersi così come è iniziata, nel sangue. E il sangue che verrà versato per ultimo, oggi è evidente più che mai, sarà quello di crede di poter giocare all’infinito con gli innocenti sul desolato scacchiere della propria follia, in Iraq, in Libia o lì , nella terra riarsa vicino a Raqqua.

ADB