
E’ allarme crescita nell’Eurozona. Un refrain ormai in circolo da tempo e in più occasioni ripetuto, ma che oggi ha ricevuto la conferma definitiva da parte del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. “Lo slancio di crescita della zona euro si è indebolito durante l’estate e le recenti stime sono state riviste al ribasso, mentre rimangono invariate quelle per il 2015 e 2016, e la ripresa è messa a rischio da disoccupazione alta, capacità produttiva inutilizzata e necessari aggiustamenti di bilancio“, parole nette e inequivocabili, pronunciate oggi dal capo della Bce al Parlamento europeo, davanti alla Commissione Affari monetari. “I rischi delle prospettive economiche restano al ribasso”, ha spiegato Draghi, parlando di “slancio indebolito e rischi geopolitici che minano la fiducia, e progressi insufficienti nelle riforme strutturali“. Il presidente della Bce ha voluto sottolineare soprattutto quest’ultimo punto, affermando che “i Paesi che hanno avviato le riforme strutturali sono in una situazione avviata verso la ripresa”
Comunque, Draghi non dispera in “una ripresa modesta nel 2015-2016“, sulla quale ha detto “le aspettative restano valide”. Secondo il presidente della Bce “la domanda dovrebbe essere sostenuta da numerosi fattori, tra cui le misure di politica monetaria e i progressi nel consolidamento dei bilanci e le riforme in alcuni Paesi”. Allo stesso tempo, la Bce ha confermato l’impegno ad adottare nuove misure non convenzionali, se necessario. Riguardo all’inflazione, che nell’Eurozona era allo 0,4% a ottobre, questa rimarrà sugli stessi livelli per “per i prossimi mesi, prima di cominciare a crescere lentamente nel 2015 e nel 2016”, secondo la Bce. L’obiettivo rimane quello del 2%, che dovrebbe essere raggiunto grazie alla politica monetaria della Bce.
Draghi ha poi spiegato che nell’Eurozona la politica monetaria accomodante della Banca centrale europea non ha ancora raggiunto “in modo sufficiente” l’economia reale. Questo perché “il mercato del credito in alcune parti della zona euro è ancora squilibrato e mostra solo timidi segnali di ripresa”, ha continuato. I costi di finanziamento delle banche “sono migliorati ma sono relativamente alti in alcuni Stati, dove i tassi bassi non si trasmettono in pieno all’economia reale”, ha detto ancora Draghi.
“Dobbiamo restare all’erta sui rischi al ribasso dell’inflazione“, ha avvertito, e “se necessario affrontarli, il Consiglio dei governatori è unanime nel suo impegno di usare strumenti non convenzionali aggiuntivi“, ha ribadito. Le misure adottate finora dalla Bce per aiutare il credito starebbero dando i primi “risultati tangibili”, ha affermato Draghi, precisando tuttavia che “serve più tempo per una maturazione piena delle misure intraprese”. Tra le nuove eventuali misure, il presidente della Bce ha annunciato quelle che “potrebbero includere cambiamenti nell’entità e nella composizione del bilancio dell’Eurosistema, se queste misure dovessero servire ad assicurare la stabilità dei prezzi a medio termine”. Non solo, tra le “altre misure non convenzionali”, il presidente della Bce ha annunciato anche “l’acquisto di una varietà di asset fra cui i bond sovrani”, ovvero i titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona in difficoltà. Drgahi non ha fatto nessun cenno a tempi e modi di questo nuovo intervento della Banca centrale europea, ma è bastato l’annuncio per far ripartire le Borse europee, che in giornata erano state trascinate in perdita dal crollo della Borsa di Tokyo, provocato dalla nuova recessione giapponese. Piazza Affari ha chiuso la seduta con un rialzo dell’1,33%.
Il presidente della Bce ha comunque avvertito i governi europei che “la politica monetaria da sola non basta” e che per superare la situazione di crisi “l’Eurozona deve accordarsi con urgenza su impegni a breve termine sulle riforme, su un’applicazione conseguente del patto di stabilità, su una strategia per investimenti e una visione a lungo termine per condividere maggiormente sovranità“. “Per superare la crisi c’è bisogno che torni la fiducia – ha incalzato Draghi – e perché questa torni c’è bisogno di un costrutto di politica economica che dimostri che siamo capaci di muoverci verso una maggiore integrazione“. Secondo Draghi, “il 2015 deve essere l’anno dove Governi e istituzioni europee adottino una strategia comune” per tornare a crescere.
Quella di oggi è stata per Mario Draghi l’ultima audizione del 2014 davanti al Parlamento europeo. Quest’anno che sta per concludersi è stato definito dal presidente della Bce “anno di grandi cambiamenti per la zona euro e l’Unione europea”, perché ha segnato “la nascita dell’unione bancaria, con accordo del sistema di risoluzione unico e l’avvio della vigilanza unica: un anno di sfida per la politica monetaria della Bce, che ha adottato ampie misure per far fronte ai rischi di una previsione economica ancora abbastanza difficile”, ha concluso Draghi.
V.B.