
Secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, l’Aula della Camera esaminerà la legge di stabilità dal prossimo 24 novembre ed entro il 20 novembre sarà all’esame in commissione Bilancio.
Intanto però sono arrivati migliaia di emendamenti, tra i quali 643 del Movimento 5 Stelle, 569 di Forza Italia, 373 della Lega Nord e 266 di Sinistra Ecologia e Libertà come pure ben 242 targati Nuovo Centro Destra. In questa lista non mancano 120 richieste avanzate da Scelta Civica, 108 da Fratelli d’Italia, 81 da Per l’Italia, una sessantina dalle minoranze linguistiche, un’altra sessantina dai socialisti, 30 dalle altre componenti del gruppo misto. Infine sono arrivati 53 emendamenti dalle varie commissioni coinvolte.
La scorsa settimana però, Stefano Fassina aveva annunciato che da parte della minoranza Pd erano pronti diversi emendamenti che son stato presentati oggi nell’ambito di una conferenza stampa che per Ernesto Carbone, responsabile Pubblica amministrazione nella segreteria del partito, “a parole si dice di volere il bene della casa comune, nei fatti ci si comporta come se non se ne facesse parte”.
L’ex viceministro dell’Economia Fassina, Pippo Civati, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre e Margherita Miotto non demordano e la minoranza Dem ha presentato gli emendamenti firmati da una trentina di deputati.
Tra i punti in questione: il bonus degli 80 euro, il bonus bebè ai più poveri, misure per la messa in sicurezza del territorio, per il Mezzogiorno e per il contrasto alla precarietà.
“E’ un coordinamento per, non un coordinamento contro il governo”, ha replicato Fassina sottolineando che sonno proposte con le quali “dichiariamo guerra a povertà a precarietà”.
Critico il senatore Marcucci che parla di una “spettacolarizzazione del dissenso, alla spasmodica e continua ricerca dello scontro con il premier Renzi va oltre ogni logica di buon senso”.
Ma quello che sorprende ancor di più i fedelissimi di Renzi è che “i parlamentari, che fino a prova contraria fanno parte di un gruppo politico, convochino una conferenza stampa per illustrare emendamenti. Tanto che Carbone rilancia: “Altro che metodo democratico, altro che discussione e confronto interno”.
Fassina ha invece sostenuto che l’obiettivo “è correggere il segno della politica economica del governo che non affronta in modo adeguato i problemi che ha di fronte il Paese”.
“Non vi è nessun emendamento specifico che riguarda i tagli ai trasferimenti a regioni, province e comuni, non perché riteniamo che siano sostenibili, al contrario condividiamo quando detto da Chiamparino, Fassino e Bosone sull’insostenibilità dei tagli, che vanno ad incidere su servizi fondamentali. Una parte di queste risorse le vorremmo recuperare attraverso la ridistribuzione delle risorse previste per il bonus Irpef, Bebé e per il sostegno all’inclusione attiva”, ha spiegato l’ex vice ministro aggiungendo che “da quegli interventi passa un pezzo importante del welfare e come è oggi la situazione inevitabilmente peserà sui soggetti più deboli e quindi, per il fatto che l’equità è una variabile macroeconomica, anche sulle prospettive di ripresa”.
Non a caso, ricorda Fassina, tra gli emendamenti c’è anche il tema del Mezzogiorno: “Lì c’è il rischio vero di desertificazione industriale, l’emigrazione ha assunto dimensioni che non conoscevamo dagli anni 50, soprattutto di giovani qualificati. Noi prevediamo che la quota di risorse che viene dal dimezzamento del cofinanziamento all’Unione europea debba rimanere al Sud, e vada spesa anche attraverso poteri sostitutivi delle amministrazioni centrali rispetto a quelle territoriali”.
Anche Cuperlo ha precisato che “non sono emendamenti contrari all’indirizzo del governo, sono emendamenti fatti con lo spirito di chi vuole migliorare la manovra, partendo dalla premessa che questo è il nostro governo”.
In sintesi, dal bonus degli 80 euro a quello bebè ai più poveri e misure per la messa in sicurezza del territorio, per il Mezzogiorno e per il contrasto alla precarietà, vi è anche la proposta di modifica l’ipotesi di ristrutturare lo sgravio Irap esentando dall’imposta le micro e piccole imprese e riducendo al 90% l’eliminazione dell’imponibile Irap del costo del lavoro a tempo indeterminato per le grandi imprese.
Inoltre, per il triennio 2015-2017 i proventi del programmato piano di privatizzazioni, previa attenta analisi degli effetti industriali e di finanza pubblica, saranno finalizzati alla messa in sicurezza del territorio e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, “sospendendo per un triennio la misura che destina tali fondi alla riduzione del debito pubblico”.
C.D.