
Mattinata di scontri a Hong Kong. Oggi all’alba, alcuni manifestanti del movimento “Occupy Central” hanno tentato di fare irruzione nella sede del Consiglio legislativo dell’ex colonia britannica. Una decina di persone mascherate hanno forzato un portone dell’edificio e una persona è riuscita a penetrarvi temporaneamente prima di esserne espulsa. Gli scontri sono scoppiati dopo lo smantellamento delle barricate ordinato dalle autorità, seguito a una decisione del tribunale volta a ridurre l’estensione degli spazi occupati dal 28 settembre dai dissidenti pro-democrazia. Dopo ripetuti avvertimenti e segnalazioni, la polizia ha dovuto fare ricorso all’uso di gas irritanti, arrestando quattro persone. Tre ufficiali delle forze dell’ordine sono rimasti feriti. Il movimento “Occupy Central” si oppone alla stretta del governo di Pechino, che vuole porre forti limiti alle prime elezioni a suffragio universale del capo del governo cittadino che si svolgeranno nel 2017. Hong Kong è una speciale regione amministrativa della Cina, da quando, nel 1997, Deng Xiaoping e Margaret Thatcher sancirono la propria intesa ideando la formula “un Paese, due sistemi”. La mobilitazione di migliaia di persone, studenti e non, di “Occupy Central” si è scatenata da quando Pechino ha deciso che i candidati dovranno essere approvati da un’apposita commissione elettorale di 1.400 persone, i cui membri saranno nominati dal governo centrale. Per il movimento “Occupy Central” si tratterebbe di un brusco retrofronte rispetto alla promessa di instaurare una piena democrazia politica. I leader studenteschi del movimento, due anni fa, riuscirono a opporsi con successo all’Educazione Patriottica che Pechino voleva imporre in tutte le scuole elementari e medie di Hong Kong. Per il suffragio universale, potrebbe essere tutto molto diverso.
C.M.