Ennesimo calo del prezzo del petrolio

Pozzo di petrolifero (David McNew/Getty Images)
Pozzo di petrolifero (David McNew/Getty Images)

Inarrestabile caduta del prezzo del petrolio. Da settimane, ormai, è in calo continuo. Dopo aver toccato lo scorso mese i minimi dal 2012, sotto gli 84 dollari, il prezzo del greggio è continuato a diminuire e ieri sera è sceso sotto la soglia dei 75 dollari al barile, a 74,61 dollari per il Wti.

Oggi il prezzo del petrolio ha aperto sui mercati a 74,41 dollari al barile per il Wti e a 78,57 dollari al barile per il Brent.

Il calo del prezzo del greggio, fino al 30% in meno negli ultimi sei mesi, rischia di spaccare l’Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (di cui fanno parte: Algeria, Angola, Libia, Nigeria, Iran, Iraq, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Ecuador e Venezuela). Molti Paesi membri vorrebbero infatti tagliare la produzione di petrolio per far risalire i prezzi, ma a questa decisione si oppone l’Arabia Saudita che vuole mantenere la produzione a 30 milioni di barili al giorno, preferendo vendere a minor prezzo. L’Arabia ha aumentato la sua produzione nel 2012 per compensare quella dell’Iran, venuta a mancare sul mercato internazionale a causa dell’embargo imposto dagli Usa per contrastare il programma nucleare di Teheran. A questa scelta dell’Arabia Saudita si oppone proprio il ministro iraniano del petrolio, Bijan Namdar Zanganeh, che ha accusato alcuni Paesi produttori di presentare delle “scuse” pur di non ridurre la produzione di greggio e far risalire i prezzi sul mercato internazionale. “Certi Paesi hanno aumentato la produzione dopo l’uscita dal circuito di altri Stati produttori. Per loro è ora difficile ridurla con l’obiettivo di stabilizzare il mercato e inventano scuse per giustificare le loro azioni”, ha affermato il ministro iraniano.

La situazione è complessa. Il tracollo del prezzo del petrolio rischia di compromettere i bilanci dei Paesi esportatori. Tra i Paesi dell’Opec quelli che fanno più pressioni, per una riduzione della produzione e il rilancio delle quotazioni internazionali, sono La Libia, l’Ecuador e il Venezuela, Paese quest’ultimo che sta attraversando una pesante crisi economica. Iran e Venezuela condividono le preoccupazioni per il prezzo del petrolio troppo basso.

Decisiva sarà la riunione dei Paesi dell’Opec il 27 novembre prossimo a Vienna. In quell’occasione il cartello dei maggiori produttori al mondo di petrolio potrebbe spaccarsi.

Intanto, oggi c’è attesa per la diffusione da parte della Energy Information Administration dei dati settimanali sulle scorte di greggio degli Usa.

V.B.