
Come anticipato ieri dal presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi di Nuovo Centro Destra è stato trovato un accordo sul testo dell’emendamento che il Governo ha presentato alla Camera sul decreto delega Jobs Act, in discussione e in via di approvazione in Commissione lavoro da dove dovrà arrivare il via libera al provvedimento entro giovedì.
In merito alle modifiche all’articolo 18 è stato per tanto trovato un punto d’incontro sul diritto al reintegro nel posto di lavoro che sarà limitato ai licenziamenti nulli e discriminatori e “a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato”.
Nel caso dei licenziamenti economici viene esclusa la possibilità del reintegro nel posto di lavoro prevedendo “un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio”.
Inoltre per l’impugnazione del licenziamento saranno previsti “tempi certi”.
Le fattispecie di licenziamenti disciplinari per i quali sarà salvaguardato il diritto alla reintegrazione saranno specificati nel decreto legislativo che darà attuazione alla delega in discussione alla Camera.
Critiche e apprezzamenti all’emendamento articolo 18
Soddisfazioni da parte di Ncd e Pd e aspre critiche da parte dei gruppi dell’opposizione che hanno abbandonato ieri la Commissione dopo aver votato contro l’emendamento del governo sull’articolo 18.
Nonostante all’apprezzamento di alcuni rappresentanti della minoranza Pd, restano contrari alla mediazione Stefano Fassina e Filippo Civati che ha commentato come sia “abbastanza clamoroso che i nuovi politici aboliscano l’articolo 18 solo per i nuovi assunti”, ricordando appunto che le nuove norme saranno valide solo per i neoassunti e per chi cambia azienda, mentre per gli altri non vi saranno cambiamenti.
Elemento che creerà un precedente di differenze tra lavoratori.
“Forza Italia ha deciso, insieme alle altre opposizioni, di abbandonare i lavori della Commissione Lavoro della Camera perché quello che sta accadendo sul Jobs Act contraddice qualsiasi logica di confronto democratico e di rispetto per le istituzioni parlamentari, sia nel metodo che nel merito”, ha commentato il capogruppo Fi in Commissione Lavoro.
La segretaria della Cgil, Susanna Camusso ha dichiarato che “mi pare che ci sia un sostanziale accanimento rispetto all’idea che bisogna ridimensionare sempre di più la funzione dell’articolo 18. Ci pare difficile dare un giudizio positivo”.
Anche il responsabile Lavoro di Sel, Giorgio Airaudo: “Ha vinto Sacconi: ora è esplicitato che per i licenziamenti economici non c’è il reintegro e per i disciplinari dobbiamo aspettare la trattativa lobbistica sui decreti attuativi”:
“Il governo ha indicato correttamente la formulazione concordata che esplicitamente individua nell’indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio“, ha spiegato Sacconi, assicurando che “vi è l’intesa che le fattispecie previste per i licenziamenti dovranno essere disegnate in modo così circoscritto e certo da non consentire discrezionalità alcuna al magistrato, in modo che i datori di lavoro abbiano quella prevedibilità dell’applicazione della norma che li può incoraggiare ad utilizzare i contratti a tempo indeterminato. Ora dobbiamo fare presto”.
“Sono molto soddisfatto della riformulazione sul tema dell’articolo 18 che conferma i contenuti dell’accordo che abbiamo sottoscritto con il governo”, ha dichiarato Cesare Damiano, mentre il premier Matteo Renzi, nella sua tradizionale enews settimanale, ha ricordato che adesso non vi srà più “alibi per nessuno”.
“Quando la cortina fumogena del dibattito ideologico si abbasserà, vedrete che in molti guarderanno al Jobs Act per quello che è: un provvedimento che non toglie diritti, ma toglie solo alibi. Toglie alibi ai sindacati, toglie alibi alle imprese, toglie alibi ai politici”, ha spiegato Renzi, aggiungendo che se come governo “riusciremo a spostare attenzione dall’austerità alla crescita, cambiando il paradigma economico dominante di questi anni di crisi, la ricaduta sulla vita delle persone in posti di lavoro e capacità di spesa sarà evidente”.
Tempistiche Jobs Act
Intanto si stanno valutano ipotesi e scenari per lo strumento di approvazione alla Camera, per cui lo stesso ministro del lavoro, Giuliano Poletti ha sottolineato che “l’uso della fiducia è legato ai tempi del provvedimento”, in quanto, secondo il cronoprogramma, la discussione sul Jobs Act si dovrà concludere entro il 26 novembre. Inoltre, il disegno di legge delega sul lavoro e sugli ammortizzatori sociali ed i successivi decreti legislativi entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, e non dopo 15 giorni come di norma.
Inoltre, con molte probabilità, la legge delega dovrà tornare al Senato per una ratifica del testo in quanto è stato posto il maxiemendamento dal governo. Infatti, nel testo approvato al Senato non venivano indicate possibili correzioni allo Statuto dei lavoratori, con l’idea che fosse poi rimandato nei decreti delegati, previsti già per fine anno se i tempi saranno rispettati.
C.D.