Strage di Bologna: Mambro e Fioravanti condannati a risarcimento record

Strage di Bologna (AFP/Getty Images)
Strage di Bologna (AFP/Getty Images)

2 agosto 1980, ore 10.25. La stazione di Bologna è piena di gente. Non è un giorno qualunque, ma è il primo sabato d’agosto: ci sono molte persone nella sala d’aspetto, italiani e stranieri, pronte a partire per le vacanze estive. All’improvviso un boato. Un’esplosione ha distrutto la sala d’aspetto di seconda classe. Una bomba che ha ucciso 85 persone e ne ha ferite oltre duecento. Il racconto di quei momenti drammatici ha dato via pagine e pagine di saggistica, narrativa, teatro.

Anche la storia giudiziaria di quella strage ha molti punti fermi:
11 luglio 1988, la seconda Corte d’assise di Bologna condannava all’ergastolo per strage Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Sergio Picciafuoco, Massimiliano Fachini, ritenuti gli estremisti di destra che avrebbero pianificato e compiuto la strage, la più grave della storia recente occidentale, prima ovviamente di quanto avvenuto con gli attentati di matrice islamica. Condannati a 10 anni per calunnia aggravata, Licio Gelli, capo della P2, il faccendiere Francesco Pazienza, il generale Pietro Musumeci e il colonnello Giovanni Belmonte.
12 luglio 1990, la Corte d’assise d’Appello annullava tutte le condanne per strage, lasciando in piedi solo la banda armata, annullava la condanna di Gelli e diminuiva tutte le condanne per depistaggio.
12 febbraio 1992: la Cassazione chiede un nuovo processo d’Appello.
16 maggio 1994 una nuova sentenza d’appello condannava all’ergastolo Fioravanti, Mambro e Picciafuoco, ma assolveva Fachini e Roberto Rinani. Condannava inoltre per calunnia aggravata da finalità di terrorismo Gelli, Pazienza, Musumeci e Belmonte.
23 novembre 1995 la Cassazione confermava tutte le condanne, tranne quella a Picciafuoco, che veniva nuovamente rinviato a giudizio e stavolta assolto, dalla Corte d’Appello di Firenze, il 18 giugno 1996.

Un’iter a parte portava alla condanna con sentenza definitiva all’ergastolo di Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti, anch’egli ritenuto tra gli autori materiali della strage. Tanto si è discusso sulle responsabilità reali dell’estrema destra italiana, con molti giornalisti e storici che si sono schierati negli anni, sposando la causa innocentista dei terroristi neri.

La sentenza civile

Nei confronti di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, si è arrivati oggi alla sentenza civile, con il giudice della terza sezione civile del tribunale di Bologna, Francesca Neri, che ha condannato i due ormai ex leader dell’estrema destra eversiva, a capo dei cosiddetti Nuclei Armati Rivoluzionari, a risarcire danni per 2 miliardi, 134 milioni e 273mila euro alla Presidenza del Consiglio e al ministero dell’Interno.

Secondo il giudice, “la gravità di quel fatto” è da considerarsi “di livello senza pari nella storia dell’Italia”, trattandosi di un evento luttuoso che “a distanza di 34 anni, può dirsi che tale evento sia rimasto impresso in modo indelebile nella coscienza collettiva della nazione, come un vero e proprio danno permanente”.

Soddisfazione parenti vittime

La sentenza è stata commentata con soddisfazione da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione parenti delle vittime del 2 Agosto: “Sono finite le protezioni, e anche questa condanna lo dimostra: quel patto del silenzio e dell’omertà che ha tenuto per tanti anni ora è saltato e sono contento. Una bella notizia. Così se non altro per loro e i loro eredi il discorso della strage di Bologna rimarrà come una macchia indelebile, costantemente, anche dal punto di vista economico, che è poi quello che capiscono meglio”. Bolognesi, che è anche parlamentare del Partito Democratico, torna poi sulla necessità per i familiari delle vittime e per i loro legali di accedere agli archivi di Stato sulle stragi: “C’è una direttiva, ma viene disattesa. Questa è un’altra battaglia che continueremo a fare”.

 

GM