Duro attacco di Renzi ai sindacati

Matteo Renzi (AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE  - Getty images)
Matteo Renzi (AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE – Getty images)

Mentre i sindacati Cgil e Uil annunciano lo sciopero generale, spostando la data al 12 dicembre e la Cisl conferma invece di scioperare per il pubblico impiego con le altre sigle sindacali, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rilasciato questa mattina un’intervista a tutto spiano all’emittente radiofonica Rtl102.5 nella quale lancia un duro attacco ai sindacati e poi torna a parlare delle esigenze del paese, ma anche del caso dimissioni del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Renzi e i sindacati

“Il Paese è diviso in due: tra chi si rassegna e chi va avanti. Ma chi oggi in Italia continua a tener duro sta ottenendo risultati. Non mi preoccupo: possono far scioperi ma noi abbiamo promesso che cambieremo e, piazza o non piazza, le cose le cambiamo”, ha assicurato il premier che non intende arretrare di una virgola, pur sottolineando il suo “profondo rispetto per chi vuol fare sciopero”.
Tuttavia, ha voluto ribadire il premier “il governo sta cercando di mettere in piedi azioni per ripartire con l’occupazione e con il lavoro, questo è quello che dobbiamo fare”.
Eppure dalle dichiarazioni, il premier attacca però pesantemente i sindacati evidenziando che non ci sono mai stati così tanti scioperi nei governi precedenti: “I sindacati che non hanno fatto sciopero contro la Fornero e la riforma di Monti, oggi hanno fatto più scioperi che negli anni precedenti. Siamo sicuri che sia protesta contro i contenuti o è soltanto una posizione politica?”, insinua il premier che poi si lascia andare ad una battuta.
“Se poi chi non ha mai scioperato in passato non trova di meglio che scioperare, contenti loro contenti tutti. Io mi preoccupo di creare posti di lavoro. Dobbiamo cambiare l’Italia e non mi interessa se questo vuol dire polemiche… possono insultarmi, possono attaccarmi ma non possono fermarmi”, ribadisce Renzi che rilancia: “Anzichè passare il tempo a inventarsi ragioni per fare scioperi, mi preoccupo di creare posti di lavoro perchè c’è ancora tantissimo da fare. Invidio molto quelli che passano il tempo a organizzare scioperi…”, ha poi aggiunto, precisando di rivolgersi “non certo ai lavoratori”, ma a certi sindacalisti.
Un intervento molto polemico, tanto che lo stesso premier, dopo l’intervista, ha tenuto a scrivere su Twitter: “Profondo rispetto per chi sciopera: va benissimo e non faremo nessuna polemica perché è un diritto costituzionale garantito che rispetteremo sempre e comunque”.
E ancora: “Rispetto per il diritto costituzionale allo sciopero. Ma noi non ci fermiamo. Questa Italia la cambiamo”.

Jobs Act

In merito al decreto delega alla Riforma del mercato del lavoro, il Jobs Act, in commissione lavoro alla Camera, per rispettare il cronoprogramma stabilito con l’accordo di maggioranza, Renzi ha sostenuto che “siamo pronti a mettere la fiducia se serve, ma non è detto che ce ne sia bisogno. A ieri sembrava di no. Vedremo nei prossimi giorni”. Una linea quella della fiducia che senz’altro non piacerà alla minoranza del Partito Democratico così come a Forza Italia, Sel e M5S che hanno criticato più volte il ricorso alla fiducia.
“Siamo pronti con i decreti attuativi, arriveranno in 30 giorni” dall’approvazione della delega, precisa Renzi: “Saremo rapidissimi”.
“Voglio provare a rimettere in moto la macchina Italia a cui si è scaricata la batteria. Perché la macchina Italia funziona bene e lo dimostreremo quando avremo fatto le riforme che stiamo facendo. Io non mi rassegno, piaccia o non piaccia a chi fa gli scioperi, ai sindacalisti, ai gufi”, aggiungendo che “c’è chi dice va tutto male, è finita… Io non ci credo”.

Renzi e i consensi

Ma il premier non solo deve fare i conti con i sindacati e i partiti di minoranza, ma anche sul fatto che in base ai sondaggi vi sono segnali di un calo dei consensi.
Tanto che sembra che il premier stia mettendo le mani avanti quando parla delle regionali in Emilia Romagna e Calabria attese per  domenica 23 novembre: ” Se domenica vogliono dire come sta il Pd sarò felice, ma non darei una lettura nazionale. E non la darò io stesso se, come spero, vinciamo qualcuno vuole fare un test di come stanno i partiti, a me va bene: negli ultimi mesi il Pd ha vinto le partite in Regioni che erano del centrodestra, da Piemonte a Sardegna e Abruzzo”.

 Renzi e le dimissioni di Napolitano

Infine rispetto alle indiscrezioni su possibili dimissioni del presidente della Repubblica Napolitano, Renzi torna ad impiegare toni più pacati, sostenendo che è “nel pieno diritto” del presidente di “lasciare prima del tempo, deciderà lui”.

“A me farebbe piacere che restasse il più possibile”, ha poi aggiunto il premier che ricorda che Napolitano ha “la gratitudine di tutti gli italiani. E’ un galantuomo di grande levatura e lucidità”.

Tanto che ricorda Renzi, l’anno scorso “tutti i partiti politici nell’incapacità di trovare un successore lo hanno pregato di avere un nuovo mandato. Lui ha accettato, ha fatto un discorso durissimo sulla necessità di fare le riforme e tutti lo hanno applaudito. Quando dico che bisogna fare la legge elettorale e le riforme velocemente è perché se quel messaggio di Napolitano deve essere preso sul serio, il presidente della Repubblica ha il diritto di vedere il Parlamento discutere e approvare le riforme”.
“Che Napolitano prima o poi decida di lasciare sta nelle cose, deciderà lui, nessuno ha il diritto di tirargli la giacchetta, nemmeno io anche se spero che resti il più a lungo possibile. Ma quando deciderà dovrà avere la gratitudine di tutti perché in alcuni momenti senza la guida di Napolitano il Paese sarebbe stato in difficoltà”.

C.D.