
Nei giorni scorsi, a Firenze, a quella che può essere definita la Leopolda della sinistra a sinistra del Pd, che sembra da qualche mese aver ritrovato una certa unità di intenti, prima intorno alla leadership altroeuropeista del n.1 di Syriza, la sinistra greca, Alexis Tsipras, poi sulle battaglie contro il J0bs Act che vengono incarnate perfettamente dal segretario della Fiom-Cgil, Maurizio Landini. Ma il vero protagonista del meeting italiano dei soggetti che si riconoscono nel Gue-Ngl è stato un altro: il leader di Podemos, Pablo Iglesias.
E’ stato lui, giovane docente universitario alla ‘Complutense’ di Madrid, a traghettare il movimento, nato dalle proteste del Movimiento 15-M, vale a dire i cosiddetti “indignados”, verso una forma politica più elaborata, che ha portato alla costituzione, a gennaio di quest’anno, di ‘Podemos’ – cioè ‘Possiamo’ – una formazione politica capace di presentarsi alle europee di maggio e di conquistare l’8% e cinque seggi.
Così, mentre gli “indignados” nostrani, probabilmente scioccati dai fatti del 15 ottobre 2011, si disperdevano tra grillismo, non voto e tentativi velleitari di cercare un’unità politica, mentre in Italia si guardava allo spauracchio della crescita di Marine Le Pen in Francia e dei movimenti nazionalisti in giro per l’Europa, ‘Podemos’ faceva il suo ingresso all’Europarlamento, si iscriveva al gruppo guidato da Alexis Tsipras e continuava a costruire il suo consenso, basato sulla critica della Bce e sulla richiesta di uscire dalla Nato, tanto da divenire – secondo alcuni sondaggi – il primo partito spagnolo, quello che mette alle corde, dopo decenni, socialisti e popolari.
Una sorta di grillismo spagnolo, dunque? Iglesias non ci sta a essere definito così e a ‘Repubblica’ oggi spiega: “Io sono un uomo di sinistra. Noi proponiamo un governo di emergenza che ridia centralità a questioni molto semplici: la scuola, la salute, la casa per tutti. Con i 5Stelle abbiamo delle affinità, a Bruxelles facciamo delle cose assieme, ma no, non siamo il M5S iberico”. Del resto, è evidente che la scelta di ‘Podemos’ di iscriversi al Gue-Ngl sia in netta contrapposizione con quella pentastellata di puntare a formare un gruppo unitario con l’Ukip di Nigel Farage, per poi ostinarsi a mantenerlo in vita.
Euro si, Bce forse
Al quotidiano romano, Iglesias spiega quale sia la sua visione dell’Europa: “Non è possibile uscire dell’euro adesso. Per cambiare la situazione attuale serve ripartire da Maastricht; allora si fecero numerosi errori che hanno portato a questa Europa delle disuguaglianze, dove ci ritroviamo coloni di Berlino senza diritti sociali. Ma con un governo popolare in Grecia con Tsipras e in Spagna con noi il potere di condizionamento sulla Bce sarà molto forte”.
“Dobbiamo costruire un’alleanza dei paesi del sud perché il cambiamento in un solo stato è impensabile. La nostra strategia è continentale”, aggiunge Iglesias, che lancia così il guanto della sfida alla sinistra italiana, sicuramente affascinata da giovani leader come lui e Alexis Tsipras, ma incapace – almeno per il momento – di trovare una figura simbolo che faccia da traina al rinnovamento interno.
No alla Nato
Molto più duro il giudizio di Iglesias sulla Nato, con la manifesta intenzione di uscirne: “Non è un passo facile, ma se vogliamo recuperare la sovranità, compresa quella militare, tocca dire no ai soldati stranieri sul nostro suolo”. Articolata la posizione sulla Catalogna: “Siamo per il principio di autodeterminazione, ogni cittadino deve poter decidere su ogni questione della propria vita. Detto questo, in Spagna occorre un nuovo processo costituente dove si affronti il tema della sovranità e dei diritti. Personalmente, sono per un Paese plurinazionale, non vorrei una Catalogna fuori dalla Spagna”.
Il giudizio di Curzio Maltese
Curzio Maltese, europarlamentare dell’Altra Europa con Tsipras, nei giorni scorsi ha partecipato al primo congresso di ‘Podemos’, quello che ha consacrato Pablo Iglesias segretario, ed è tornato a casa entusiasta: “Se Syriza vincesse le elezioni politiche greche e Podemos quelle spagnole, la storia dell’intero continente potrebbe cambiare. Sono due grandi novità nel quadro delle sostanziali grandi coalizioni, due realtà di dichiarata opposizione alle politiche di austerity rappresentate dalla Germania di Angela Merkel”.
Così l’ex editorialista di ‘Repubblica’ descrive la formazione che sta rivoltando la politica spagnola: “Podemos è un movimento libertario che sta diventando di massa, oggi a Madrid è stato eletto un ‘comitato dei garanti dei cittadini’, che avrà un ruolo di bilanciamento e controllo sulle scelte del neo eletto segretario Pablo Iglesias. Tutte le cariche sono state assunte a seguito di referendum popolari. Volendo sintetizzare, siamo di fronte a una sorta di ‘grillismo’, molto più innovativo e di sinistra”.
Un movimento a cui la sinistra italiana guarda certamente con curiosità e ammirazione. E un pizzico di invidia.
GM