
Canone Rai: pagare meno, ma pagarlo tutti. Questa l’ipotesi su cui da tempo lavora il governo e della quale avevano già parlato nelle scorse settimane. Oggi, la conferma che il canone Rai potrebbe divenire materia da introdurre nella legge di stabilità arriva dal viceministro all’Economia, Enrico Morando, che ha spiegato: “Stiamo cercando di adottare una soluzione di tipo strutturale, anche connessa al cambio della struttura del canone Rai”. L’esponente del governo ha sottolineato: “Non siamo ancora perfettamente pronti, non so se lo saremo qui alla Camera o al Senato”.
L’idea di fondo, che peraltro circola da giorni sui social network, è quella di inserire il canone Rai nelle utenze energetiche e porre fine dunque all’evasione in crescita costante della tassa, che è – come noto – un’imposta legata al possesso di apparecchi in grado di ricevere “radioaudizioni televisive” nel territorio italiano. Anche se mancano conferme, dovrebbe essere poi l’utente a testimoniare di non avere in casa né televisori, né dispositivi in grado di connettersi con i canali televisivi, come ad esempio tablet, portatili e smartphone.
La nuova tassa, spiega Morando, dovrebbe essere connessa ai provvedimenti che si intende mettere in atto per salvare il circuito delle televisioni locali, le quali “sono in una situazione tale per cui hanno dovuto mettere in cassa integrazione una parte enorme dei dipendenti, sono in una situazione di disagio drammatico”. In alternativa ai fondi che potrebbero arrivare dal canone Rai, vi sarebbe “un intervento immediato sulle radio e le tv locali alla Camera oppure una soluzione più strutturale o qui o in Senato, ma l’impegno del governo è formale a intervenire in questa legge di Stabilità su questo tema”.
Fondi per le non autosufficienze
La buona notizia, ma non troppo, è che la commissione Bilancio ha dato il via libera all’aumento da 250 a 400 milioni di euro del fondo per la non autosufficienza, dopo le polemiche delle scorse settimane, che avevano portato in piazza i malati di Sla. Il fondo viene reperito tagliando il finanziamento del fondo famiglia, ridotto da 298 a 148 milioni. Polemici i pentastellati che avevano chiesto uno sforzo maggiore sulle non autosufficienze.
“Il nostro emendamento per portare il fondo per la non autosufficienza a 600 milioni è stato bocciato” – contesta il Movimento 5 Stelle – “Quella cifra, che avevamo fissato dopo esserci confrontati con il mondo delle associazioni, rappresentava la quota minima necessaria per rispondere alle necessità delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie”. Nelle scorse settimane, anche Sel si era lamentata per gli sforzi insufficienti intrapresi dal governo sul tema delle non autosufficienze.
Social card agli stranieri
E mentre arrivano altri 220 milioni di euro in tre anni per la realizzazione di un piano straordinario della promozione del Made in Italy, il governo ha depositato un emendamento che estende ai cittadini comunitari ed extracomunitari la social card. Una scelta che sicuramente finirà nell’occhio del ciclone, ma che – assicura il governo nella relazione tecnica che accompagna l’emendamento – non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato.
Al contrario, infatti, “la mancata approvazione della proposta determinerebbe l’effetto di dover recuperare i contributi già erogati ai cittadini nel periodo gennaio-marzo 2014 e non consentirebbe di pagare a Poste i compensi previsti per il servizio comunque prestato per assicurare la continuità del programma Carta acquisti”.
GM