
E’ stato reso pubblico il rapporto dell’Autorità anticorruzione presieduta dal magistrato Raffaele Cantone sui lavoro della Metro C a Roma, a seguito dell’esposto presentato sia da Riccardo Magi consigliere comunale Radicale della lista Marino e l’ingegnere Antonio Tamburrino, ma anche dallo stesso Movimento Cinque Stelle, per cui lo scorso ottobre è stata aperta un’istruttoria dell’Autorità e dalla quale sono emerse trentotto pagine nelle quali vengono numerose inefficienze a partire dagli appalti, ai contratti con le imprese, all’andamento dei lavori e al costo dell’operazione per cui la Capitale si assegna il record del metrò più caro del mondo.
Nel documento vengono indicate le responsabilità sia della società comunale Roma Metropolitane che gestisce i lavori ma anche del consorzio di costruttori che sta conducendo ii lavori, tra i quali Astaldi, Vianini del gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone, Ccc della Lega coop e dall’Ansaldo della holding pubblica Finmeccanica.
Negligenze e costi Metro C
l rapporto evidenzia che il cantiere è in piedi da 7 anni e che sono state apportate ben 45 varianti. Tanto che fino ad oggi la metropolitana C è costata 3 miliardi 739 milioni, circa 692 milioni in più del prezzo di aggiudicazione dell’appalto e i lavori sono ancora da finire e rischiano ulteriormente di far lievitare costi, considerando che resta da ultimare la tratta che attraversa l’antica Roma, pari ad un terzo della linea: quella che dal Colosseo dovrebbe arrivare a piazza Venezia, proseguendo sotto Corso Vittorio Emanuele, verso San Pietro.
Un percorso delicato che se non verrà portato a termine vanificherà l’utilità stessa della Metro C.
Tanto che l’Autorità anticorruzione ha lamentato da parte del Comune “la carenza di adeguate indagini per assicurare la fattibilità dell’intervento nel rispetto dei tempi e dei costi preventivati”. Infatti, il cantiere doveva essere ultimato nel 2015.
Inoltre, tra gli elementi segnalati dall’Ente di controllo, la società stessa comunale che impiega ben 189 dipendenti e che non si sarebbe avvalsa di pareri espressi dalla Soprintendenza, sottolineando che “la stazione appaltante si è avventurata nell’appalto dell’opera rinviando, è da ritenersi in modo consapevole, la risoluzione della questione archeologica ad una fase successiva”.
Contratti lavori Metro C
Infine spunta il caso dei contratti per cui lo stesso Magi sottolineava che il General contractor aveva per accordi che spaziavano dalla progettazione, alla direzione dei lavori, l’esecuzione degli scavi e le indagini archeologiche.
Fatto sta: in sette anni, ci sono state ben 45 varianti al progetto originali, 33 delle quali, sottolinea l’autorità, hanno contributo alla lievitazione dei costi pari a quasi 316 milioni di euro.
Inoltre son emersi per tanto dei contenziosi fra l’amministrazione comunale e Roma metropolitane, con richieste di risarcimento presentate dal consorzio Metro C si che hanno portato “allo slittamento delle tempistiche contrattuali di esecuzione delle prestazioni dovuto ad eventi non imputabili al General contractor”, come ritardi nell’approvazione dei progetti, problemi di natura archeologica o mancata concessione di deroghe.
Tanto che il rapporto ha ricordato il meccanismo del General contractor previsto dalla legge obiettivo del 2001 che avrebbe dovuto garantire “minori criticità sotto tale aspetto, stante la più ampia libertà e responsabilità organizzativa posta in capo al soggetto affidatario”.
In ultimo è stato evidenziato nel rapporto un accordo stipulato il 9 settembre del 2013 che stanziava ulteriori 90 milioni di euro al consorzio per le “funzioni di contraente generale” e che sottolinea l’Autorità “suscita qualche perplessità”.
Ripercussioni rapporto Anticorruzione Metro C
Una relazione che secondo gli esperti potrebbe finire in Procura: lo stesso M5S in un post pubblicato ieri sul blog di Beppe Grillo ha riepilogato il lavoro dei suoi consiglieri in giunta, spiegando che “il fallimento della amministrazione Marino su un progetto così importante ha costituito uno dei presupposti fondamentali che ha portato il M5S Roma a proporre una mozione di sfiducia congiunta con le forze di opposizione”. E mentre si parla di un possibile rimpasto della giunta comunale, alla luce delle ultime vicende di cronaca che hanno riguardato il degrado dei quartieri periferici come Tor Sapienza, ieri il sindaco Marino ha voluto ricordare che “come Giunta abbiamo condotto un lavoro molto importante che va dalla chiusura della discarica di Malagrotta all’apertura della metro C all’inaugurazione di opere stradali soprattutto in periferia. Abbiamo bisogno di rafforzare alcuni aspetti del nostro lavoro, dal decoro urbano alla richiesta di fondi europei fino al miglioramento di alcuni aspetti della sicurezza, su cui dobbiamo lavorare più efficacemente con le forze dell’ordine”.
Una partita ancora aperta di cui si attendono le prossime mosse, mentre sfuma il sogno di una linea ultimata nel 2015.
C.D.