
Le recenti affermazioni dell’oncologo Umberto Veronesi sull’esistenza di Dio, pubblicate nel suo ultimo libro, hanno destato scalpore, innescando un dibattito, che ha visto anche la replica di un suo collega scienziato, altrettanto stimato, Antonino Zichichi. Oggi, in un’intervista a ‘La Stampa’, il più noto tra i medici italiani in prima linea per la lotta al cancro torna a far parlare di se, con nuove affermazioni che sicuramente alimenteranno nuovo dibattito: “Vivo da sempre una situazione di schizofrenia. Sono l’uomo della speranza, però immerso ogni giorno nel dolore. Devo trasmettere fiducia e ottimismo, ma nel profondo sono angosciato, tormentato, sento un nichilismo alla Nietzsche, porto dentro di me la fossa comune di tutti i pazienti che ho perso”.
Veronesi ha ripercorso nell’intervista anche gli inizi della sua carriera, le battaglie per cure meno invasive, che portarono a sviluppare una nuova tecnica di operazione al seno, la quadrantectomia: “Quando feci quel primo intervento, ero convinto della tecnica che si usava: mastectomia bilaterale con rimozione dei muscoli del torace. Si pensava fosse l’unico modo per salvare la vita delle pazienti, ma era un massacro. Così ho maturato la convinzione che forse si poteva rimuovere solo la parte colpita dal tumore e salvare il seno. Esposi l’intuizione ai miei colleghi e ricevetti accuse feroci. Furono anni bui. Poi arrivò la vittoria scientifica”.
Sconfiggeremo il cancro
Nell’intervista, inoltre, Veronesi parla del suo rapporto con i pazienti: “Una malattia colpisce un organo, ma viene elaborata da una mente. Lo stesso male può essere più o meno sopportabile a seconda della persona che lo percepisce. Ecco perché dico che bisogna tornare alla ‘Medicina della persona’. Per curare qualcuno dobbiamo sapere chi è, che cosa pensa, che progetti ha, per cosa gioisce e soffre”.
Veronesi, infine, sostiene che la sconfitta dei tumori è un obiettivo raggiungibile: “Io non la vedrò, ma succederà. Fra qualche anno cureremo tutti i tumori. Lo faremo grazie alla diagnosi precoce, per ora abbiamo farmaci risolutori solo per alcune forme di tumore“.
Eutanasia clandestina
Nella giornata di oggi, intanto, parlando di eutanasia a margine del convegno “Uniti per i pazienti” all’Università Statale di Milano, Veronesi ha evidenziato come “al malato terminale che negli ultimi giorni di vita con dolori violentissimi chiede l’iniezione per morire serenamente gli viene negata” e “se il medico la fa può essere accusato di omicidio. Molti però la fanno, è un movimento sott’acqua che si trova a lavorare in maniera clandestina”. L’oncologo ha ricordato il caso di Mario Monicelli: “Tutti parlano di una soluzione, ma il povero Monicelli, che aveva chiesto ripetutamente in ospedale una puntura letale per un trapasso dolce, è stata negata e si è buttato dalla finestra. Questa è civiltà?”.
Veronesi ha in testa un modello ben preciso: “ In Olanda la legge non è superficiale ma molto severa, il suicidio assistito è punito e l’eutanasia è una deroga che si ha di fronte a un malato con buone condizioni di facoltà mentali in fin di vita con forti dolori che chiede ripetutamente iniezioni“. Nei Paesi Bassi, ha concluso l’oncologo, l’eutanasia “viene concessa eventualmente dopo la riunione di tre esperti“.
GM