
Chi si aspettava una debacle che avrebbe eliminato dalla scena politica il Movimento 5 Stelle, dopo il voto delle regionali di ieri, è stato costretto a ricredersi. Lo sottolinea, snocciolando alcuni dati, il portavoce nazionale, Beppe Grillo, sul suo blog: “Compariamo i dati delle regionali 2010 con quelli delle regionali 2014. Un dato per tutti: l’astensionismo non ha colpito il M5S. Quattro anni fa votò il 68,06%, ieri il 37,67% degli elettori (a proposito Renzie e Berlusconi vogliono un Senato di nominati dalle Regioni eletti da così pochi cittadini?)”.
Questa l’analisi numerica del consenso, firmata da Grillo: “Il MoVimento 5 Stelle nel 2010 raccolse il 6% pari a 126.619 voti eleggendo due consiglieri, ieri ha aumentato i consensi in termini assoluti con 159.456 voti (13,2%) pari a cinque consiglieri con una campagna elettorale costata poche migliaia di euro a fronte delle centinaia di migliaia di euro degli altri partiti e senza l’aiutino dei media”. Il blogger genovese dimostra poi come tutti, dalla Lega Nord al Pd, abbiano perso consensi rispetto a quattro anni e mezzo fa e conclude: “I numeri non sono opinioni”.
E’ naturale che chi, meno di due anni fa, gridava “Tutti a casa” ovvero chi ha fatto della “rossa Emilia” una delle sue roccaforti, dovrebbe andare al di là della mera analisi del risultato numerico, ma erano davvero in tanti a immaginare – e ad augurarsi – un tracollo che invece non c’è stato, né in Emilia-Romagna e né in Calabria, dove – parole di Beppe Grillo di venerdì sera – “forse non dovevamo presentarci”.
Mentre infatti, anche nel post a commento del risultato di ieri, Grillo continua a snobbare la regione meridionale, anche a causa di un’inchiesta su un attivista di un meet-up che ha creato qualche imbarazzo, il Movimento 5 Stelle in Calabria raccoglie alla sua prima partecipazione alle Regionali quasi il 5%, un risultato molto buono per una formazione che intende fare opposizione nei territori e portare avanti un’idea altra di politica, legata ai territori.
Le reazioni
Affida il primo commento a Facebook, Giulia Gibertoni – alla quale non manca di certo l’ironia: “Allora, stasera alla sala stampa della Regione le domande erano più o meno sempre quelle, almeno le mie: – uh bassissima affluenza!! te l’aspettavi? – perché la gente non vota? – ti sei sentita abbandonata da Grillo (e variazioni sul tema di: ma papà ti manda sola?) – pensi che la Lega vi abbia rubato dei voti? – perché la gente ha votato Lega? Domani appena mi sveglio ne parliamo meglio”.
Oggi la candidata a 5 Stelle, letti i dati, entra in perfetta sintonia con Grillo e con il suo pronostico alla vigilia delle elezioni: “Emilia Romagna obiettivo centrato. In tempi non sospetti, prima del voto era stato dichiarato da Beppe Grillo che l’obiettivo era quello di eleggere cinque consiglieri. Così è stato. Sempre in tempi non sospetti, quando alcuni giorni fa contro la legge sondaggi erano stati pubblicati da alcune testate online nazionali,era stato dichiarato che quella previsione, tacciata come ‘crollo’, era invece in linea con le amministrative dello scorso maggio in Emilia-Romagna”.
“Il 5% non è un cattivo risultato”, commenta invece Cono Cantelmi, sostenendo poi: “Certamente non è il dato che attendevamo, nella misura in cui è un risultato fatto di gente onesta, di trasparenza. Noi non avevamo nulla da promettere, nulla da chiedere, quindi queste circa 38 mila persone che ci hanno votato sono dei cittadini calabresi onesti e appassionati che hanno preferito il M5S e noi li ringraziamo per questo”.
Cantelmi ha proseguito: “La nostra battaglia non finisce qui, anzi parte da qui. Adesso abbiamo uno zoccolo duro da cui partire e chi si aspettava dei risultati totalmente fallimentari per noi non era in linea con le dinamiche e le realtà del territorio molto complicate. Da questo possiamo partire con tante battaglie. Durante questa campagna elettorale ho avuto la possibilità di conoscere tutti i problemi presenti nella nostra regione ed ho conosciuto delle persone che sono disposte a risolverli. Inizieremo da qui”.
A urne appena chiuse, il candidato pentastellato aveva commentato così il dato sull’astensionismo e quanto emergeva dalle prime schede scrutinate: “I dati dicono chiaramente che governano le minoranze. Queste hanno indotto la popolazione ad allontanarsi dalla buona politica rendendola indigesta e priva di contenuti. Con questo atteggiamento hanno chiuso il cerchio della disaffezione”.
GM