Regionali all’insegna dell’astensionismo

Stefano Bonaccini (screen shot youtube)
Stefano Bonaccini (screen shot youtube)

Le elezioni in Emilia Romagna e Calabria hanno confermato i candidati del centro sinistra e del Partito Democratico. Dati che tuttavia emergono con una bassa affluenza alle urne.
Tanto che su Twitter, il segretario federale della Lega Matteo Salvini ha commentato che “il pallone Renzi si sta sgonfiando. La lega vola, la nostra comunità cresce ovunque”, aggiungendo: “Pochi amici fra i potenti, tanti amici fra la gente”.

Soddisfazioni espresse dal presidente del Consiglio Matteo Renzi che replica sui social network pubblicado su Twitter: “Vittoria netta, bravissimi Bonaccini e Oliverio. Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare. Noi nel frattempo cambiamo l’Italia”.
L’astensionismo però ha prevalso in entrambe le regioni, anche si in modo più marcato in Emilia Romagna, tanto che il leader di Nuovo Centro Destra, Angelino Alfano ha commentato che “l’Emilia Romagna e la Calabria sono due regioni che vanno al voto dopo la condanna e le dimissioni dei loro presidenti. Il forte astensionismo è quindi probabilmente dovuto ad una crisi di rigetto degli elettori e dei cittadini”.

Emilia Romagna

Infatti, un Emilia Romagna su 3.460.402 elettorali si sono recati ai seggi solo 1.304.841 di votanti, circa il 37,70%, con l’1,17 % di schede bianche e il 2,61 % di schede nulle.
Vince Stefano Bonaccini della lista centro sinistra con il 49,05% delle preferenze.
Nello specifico il PD che ha riportato il 44,52% entra in giunta con 29 consiglieri, Sinistra ecologia e Libertà (Sel) il 3,23% con 2 consiglieri, restano senza consiglieri la lista Emilia Romagna Civica con l’1,49% e Centro Democrazia Solidale con lo 0,43%.
Il candidato del centro Destra, Fabbri Alan ha ottenuto il 29,85% delle preferenze, la Lega Nord con il 19,42% entra con 8 consiglieri in giunta, Forza Italia con l’8,36% con 2 consiglieri, mentre Fratelli d’Italia con l’1,91% entra con 1 consigliere.
Infine il candidato del Movimento Cinque Stelle, Giulia Gibertoni ha ottenuto il 13,3% delle Preferenze e M5S con il 13,26% sarà rappresentato da 5 consiglieri.
Seguono Maria Cristina Quintavalle con il 4% delle preferenze del partito L’Altra Emilia Romagna che ha preso il 3,71% delle preferenze e un conisgliei.
Non entrano in consiglio Allessandro Rondoni di Nuovo Centro Destra ha preso il 2,66% delle preferenze e Ncd-Ucd-Emilia Popolare, con il 2,63% e Liberi Cittadini 0,98 % con Maurizio Mazzanti che ha preso l’1,12% delle preferenze.

Polemiche Emila Romagna

Immediate le reazioni del M5S che contesta la legittimazione del candidato di centro sinistra: “Con queste cifre, difficilmente il vincitore potrà vantarsi di una legittimazione popolare, è un fattore che non si può non tenere in considerazione”, ha dichiarato la Gibertoni, sottolineando che “l’Emilia Romagna non ha superato il test Renzi e ha scelto di andare laddove non c’è la politica” e aggiungendo che “la politica è riuscita a schivare i cittadini”.
Mentre la Quintavalla ha sostenuto che “siamo di fronte ad uno sciopero del voto, non si può più parlare di semplice disaffezione, ma di un segnale ben chiaro”.
Stessa linea anche per Mazzanti che evidenzia come “il dato sull’affluenza è un verdetto, i cittadini hanno scelto di azzerare completamente una classe dirigente in cui non hanno più nessuna fiducia”.
Il crollo dell’affluenza è un dato “preoccupante” anche per Rondoni che parla di un “segnale che molti emiliano-romagnoli non credono più nella democrazia”.
“Sono molto soddisfatto del risultato. Il voto politico è chiaro, la Lega nord è il secondo partito in Emilia Romagna e la campagna elettorale ha premiato il movimento”, ha dichiarato Fabbri, sostenendo che “il dato più importante è l’astensionismo: si è trattato di uno schiaffo al governo Renzi. Ora, siamo chiamati ad una opposizione organica e seria in consiglio regionale”.
Dal canto suo, il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini in una intervista al Corriere della Sera– afferma che “per noi la cosa importante è chiudere l’anno come lo abbiamo iniziato. Con Renzi segretario abbiamo preso il 40,8% alle europee, strappato al centrodestra Sardegna, Abruzzo e Piemonte. Il Pd è reduce da un anno di successi elettorali inaspettati, se guardiamo al 2013. Parlare di una crisi del Pd significa fare qualche passo nell’irrealtà”.
Per cui sostiene Guerini, “il paragone non si può fare e ricordo che, prima di Renzi segretario, il Pd era al 25%. Certo, quando la campagna elettorale è caratterizzata da un’alternativa molto debole, c’è più difficoltà a mobilitare”.
Per quanto riguarda il crollo della partecipazione, il vice segretario Pd sostiene che “è un dato che consegna a tutti un elemento di preoccupazione. Ma non vanifica una vittoria netta, con il Pd sopra al 40%”.
“La campagna elettorale in Emilia è stata sentita pochissimo e ha avuto scarso traino televisivo. Ma dobbiamo impegnarci con forza ancora maggiore sulle domande che i cittadini ci hanno rivolto”, ha poi aggiunto Guerini spiegando che “quando la campagna elettorale è caratterizzata da un’alternativa molto debole, c’è più difficoltà a mobilitare”.
Tra le spiegazioni sulla disaffezione, non si tratta per Guerini di un messaggio a Renzi, ma “nasce da un insieme di cose. Dal disagio sociale, dalla vicenda dei rimborsi che ha pesato molto e dal fatto che gli elettori percepiscono il livello istituzionale regionale come lontano dai loro problemi”.

“In Emilia Romagna e Calabria il Pd ha vinto. Però si vince poco quando a perdere è la democrazia con una partecipazione al voto così bassa”, è stato invece il commento del governatore della Toscana, Enrico Rossi, sul suo profilo Facebook.
Il neopresidente della regione Emilia Romagna ha replicato di non voler minimizzare il crollo dell’affluenza: “Il dato dell’affluenza non mi soddisfa, non si può minimizzare, ma è anche un dato che penalizza tutti, evidenzia. Non si può negare che abbia influito il tema delle indagini sulle spese dei consiglieri, detto questo, la vittoria è comunque netta, quasi 20 punti percentuali di distanza dal secondo”.
“Ora tocca al sottoscritto partire con una nuova squadra di governo e con un alto tasso innovazione nei programmi, aprendo un stagione nuova di buon governo e cambiamento”, afferma Bonaccini concludendo di essere determinato a “ricucire il rapporto abbastanza lacerato tra elettori ed istituzioni e a recuperare la fiducia delle imprese”.

Regionali Calabria

In Calabria, è ancora in corso lo scrutinio. Tuttavia su 2.287 sedi scrutinate su 2.409, emerge la vittoria del candidato del centro sinistra Gerardo Mario Oliverio con il 61,1% delle preferenze.
L’affluenza al voto è di media del 40%, registrando nelle varie provincie un crollo di 10 punti percentuali della partecipazione popolare.
Tra i partiti il Pd ha ottenuto il 23,91%, la lista Oliverio Presidente il 12%, Democratici Progressisti il 7,08%, Calabria in Reto il 5,22%, La Sinistra, il 4,48%, Autonomia e diritti il 3,88%, Centro Democratico il 3,44%, Nuovo Cdu l’1,59%.
Il candidato del Centro destra Wanda Ferro ha ottenuto il 23,9% delle preferenze, Forza Iltaia il 12,38%, seguita da Casa delle Libertà con l’8.66% e Fratelli d’Italia con il 2,36%.
Vincenzo Mario Domenico D’Ascola ha preso l’8,75% rappresentato dai partiti di Ncd con il 6,23% e Unione di centro che ha preso il 2,55% delle preferenze.
Cono Cantelmi del M5S ha preso il 4,96% e il movimento 4,86, infine L’altra Calabria ha ottunot l’1,28% e il suo candidato Domenico Gattuso l’1,33%.

“In Calabria si cambierà musica da domani. La discrezionalità, le clientele, i favoritismi e i protezionismi saranno cacciati via dal palazzo della Regione. Devono saperlo tutti, soprattutto coloro che hanno responsabilità”, è il primo commento di Oliverio che nel suo discorso di ringraziamento ha promesso di essere “inflessibile verso atteggiamenti di pigrizia e furbizia nella regione Calabria”, in quanto sottolinea Oliverio “la malattia della politica è alimentata anche da una domanda malata e dalla burocrazia”.
Per il candidato del centro sinistra che ha vinto le regionali in Calabria, “le procedure vanno snellite e rese rapide ma bisogna recuperare trasparenza e diritti delle pari opportunità”.

C.D.