Astensionismo, Fassina: “E’ un messaggio chiaro al governo”

Stefano Fassina (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
Stefano Fassina (VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

“L’astensionismo è un grandissimo allarme, non possiamo considerarlo fisiologico. Credo ci sia un messaggio politico chiaro per il governo da parte del nostro elettorato sulle politiche economiche e su quelle del lavoro”; ad affermarlo, nel corso del suo intervento alla trasmissione di Raitre, ‘Agorà’, è l’ex viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, tra i leader della minoranza Pd, che commenta così il dato del voto per le regionali di domenica, chiarendo poi: “Vogliamo correggere la rotta del governo e del Pd cercando interlocuzione con altre forze politiche in parlamento che condividono con noi un’impostazione di fondo, ma lo facciamo dall’interno del Pd”.

Fassina ha ribadito: “Non è inventando contenitori che si risolvono i problemi. Il problema non è l’insoddisfazione di qualcuno di noi; c’è un pezzo importante del nostro mondo che non condivide il riposizionamento che Renzi sta facendo verso gli interessi più forti. Le ricette liberiste che si continuano a proporre non funzionano. Se si vuole far riprendere il Paese bisogna cambiare agenda”.

Già in precedenza, intervistato da ‘La Repubblica’, l’ex viceministro aveva chiarito: “È ridicolo non cogliere il messaggio al governo Renzi, alle sue politiche economiche e del lavoro. Dove sono le risorse aggiuntive per gli ammortizzatori, oppure il disboscamento dei contratti precari? Non ci sono. Io ho girato molto: sono tanti quelli che avevano votato Pd alle Europee, ma stavolta non ci hanno scelto perché non condividono gli attacchi del premier al mondo del lavoro”.

La lettura di Richetti

Il dato dell’astensionismo in Emilia-Romagna è letto in maniera diversa da Matteo Richetti, il deputato Pd escluso dalle primarie di coalizione, che sempre a Raitre spiega: “In Emilia-Romagna c’è una fine traumatica della legislatura: parliamo di 17 anni di governo Errani, una successione non semplicissima, che forse non è stata preparata a dovere anche in senso di costruzione e condivisione di quella proposta con gli emiliano-romagnoli”.

Secondo Richetti, “il Pd paga più delle altre forze politiche per un dato di proporzionalità. Anche i moderati non sono andati a votare in Emilia-Romagna; c’è un elemento di trasversalità che non attiene solo alla destra o alla sinistra. In questo astensionismo c’è anche un pezzo di sinistra che è sempre meno rappresentato”. L’esponente democratico ha però una certezza: “Se ci fossero le politiche fra quattro mesi, il 75 per cento degli emiliani romagnoli andrebbe a votare”.

Centristi in fibrillazione

Intanto, dopo le affermazioni del premier Matteo Renzi, che ha definito il dato sull’astensionismo “un elemento che deve preoccupare, ma che è secondario”, anche i centristi che appoggiano il governo iniziano a scalpitare; Potito Salatto, vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia, ha commentato: “Il giudizio espresso da Renzi con cinica disinvoltura sull’elevato astensionismo registrato nelle recenti elezioni regionali dimostra una cultura della rottamazione che chiama in causa anche uno dei principi basilari della democrazia: la partecipazione”.

Salatto insiste: “L’ipocrita ottimismo del presidente del Consiglio, se non suffragato da immediate proposte concrete in termini di riduzione delle tasse, investimenti adeguati, crescita del lavoro e contenimento della disoccupazione, richiede da parte dei suoi alleati un significativo ripensamento sulla validità della collaborazione con il Governo”. Quindi conclude: “Basta con i roboanti annunci quotidiani senza seguito. I cittadini sono stanchi. Non è più tempo di proseguire con gli indugi, ma di avere coraggio”.

 

GM